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Naufragio Bayesian, parla l’ex comandante: “Il portellone non era aperto, il veliero è andato oltre i suoi limiti operativi”

Per il pilota che ha guidato il Bayesian dal 2015 al 2020, la notte del naufragio il portellone laterale dello yacht non era aperto

Pubblicato:28-08-2024 17:49
Ultimo aggiornamento:28-08-2024 21:56

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BOLOGNA – Mentre il comandante James Cutfield ieri è rimasto in silenzio davanti ai magistrati (ma pare si sia commosso pensando ai morti) che lo hanno interrogato dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati (scelta scontata, vista la nomina dei legali appena avvenuta e il peso dell’inchiesta), a parlare su Linkedin è stato, in queste ore, l’ex comandante del mastodontico veliero Bayesian, che lo ha pilotato per cinque anni dal 2015 al 2020. Si chiama Sthephen Edwards e ha condiviso su Twitter una ricostruzione di quanto accaduto e alcune riflessioni legate al progetto dell’imbarcazione.

Il portellone sul lato sinistro al 100% non era aperto“, dice Edwards. Che imputa il naufragio al superamento dell’angolo di “dowflooding”, ovvero il punto critico oltre il quale una barca imbarca acqua. Secondo lui, il progetto del Bayesian (che era un veliero particolare, con un unico albero altissimo in alluminio), aveva previsto un determinato angolo di downflooding. Ma se questo viene superato, per il Bayesian come per qualunque altra imbarcazione, l’acqua entra e il margine per impedire il naufragio non c’è. “Con un’inclinazione di 45 gradi e i bocchettoni della sala macchine aperti, la barca può avere seri problemi e inizia a imbarcare acqua”, dice l’ex comandante. Anche sulla deriva mobile (la chiglia della nave, di cui si è parlato polemicamente per il fatto che era sollevata e non in posizione estesa), Edwards ha un’idea diversa da quanto finora uscito: “Non c’era obbligo di tenere la deriva mobile abbassata“. E conclude: “Con un cambio repentino delle condizioni meteo, l’equipaggio aveva un tempo breve per reagire“.

Il dettaglio del portellone laterale aperto, quello da cui vengono fatti uscire i tender, ha fatto molto discutere in questi giorni. L’ipotesi che fosse stato lasciato (o dimenticato) aperto è stata fatta per giustificare l’entrata di un quantitativo d’acqua enorme, all’interno del veliero, in grado di affondarlo. Ma secondo l’ex comandante dello yacht non è così. E il naufragio non è dipeso da questo. L’ex comandante si è fatto l’idea che quella notte, quando il Bayesian è stato investito da un downburst che ha scatenato raffiche di vento fino ai 100 chilometri orari, il sia andato “oltre i limiti operativi” previsti dai progettisti. Una lettura che scagionerebbe il comandante Cutfield e l’equipaggio per quanto accaduto e per la morte delle sette persone che hanno perso la vita in fondo al mare. Il comandante Cutfield avrebbe detto di aver fatto il possibile per salvare più persone possibili. Sulla zattera, però, sono riusciti a salire soltanto in 12 (quasi tutti membri dell’equipaggio). E altri tre sono stati recuperati dalle acque del mare dopo l’affondamento.


È di oggi, intanto, la notizia dell’iscrizione del registro degli indagati di altri membri dell’equipaggio dello yacht a vela. Si tratta dell’ufficiale di macchina, Tim Parker Eaton, e del marinaio Matthew Griffith. La loro posizione è cambiata probabilmente nella prospettiva delle autopsie sul corpo delle sette vittime che saranno eseguite nei prossimi giorni: in questo modo, attraverso gli avvocati, potranno nominare i propri consulenti per partecipare agli accertamenti. Il reato ipotizzato dalla Procura di Termini Imerese è naufragio e omicidio plurimo colposo

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