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ROMA – Dopo le banconote dei franchi “neocolonialisti” bruciate in piazza, le accuse mosse dal partito di Emmanuel Macron di essere “un propagandista” della Russia e infine il ritiro della cittadinanza francese (il decreto è del 9 luglio), la “Stella nera” d’Africa, questo vuol dire “Kemi Seba” in nubiano antico, brillerà in Niger. È infatti il Paese del Sahel, ai ferri corti con Parigi dal golpe del 26 luglio 2023, ad accogliere il capo dell’organizzazione Urgences Panafricanistes: concedendogli addirittura un passaporto diplomatico e il ruolo di “consigliere speciale del capo dello Stato”.
Nato 42 anni fa a Strasburgo da un’infermiera e un medico originari del Benin, all’anagrafe Stellio Capo Chichi, Kemi Seba continua intanto a spopolare sui social. Dove denuncia i nuovi “crimini” della “Françafrique” e avverte: “Pensano di seppellirmi, mentre ancora una volta contribuiscono involontariamente a rafforzarmi”.
Curiosità: una vita da militante panafricanista-sovranista tra Francia, Senegal e Mali, Kemi Seba conserva un passaporto del Benin. Un Paese che di questi tempi non è in buoni rapporti con la giunta nigerina guidata dal generale Abodourahamane Tiani. C’entrano settimane di blocco da parte di Cotonou di un oleodotto che collega i giacimenti petroliferi di Niamey con l’Atlantico e la Cina, ma non è solo questo. Il Niger denuncia infatti trame dei servizi segreti di Parigi, che sarebbero pronti a “destabilizzare” il Sahel sfruttando e armando Boko Haram e altri gruppi “sovversivi” di base in Benin e in Nigeria.
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