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In Valle d’Aosta esodo dei medici dal Parini, Cisl-Uil: “Hanno troppo lavoro”

"Serve più personale, progressione di carriera, organizzazione"

Pubblicato:28-08-2021 19:07
Ultimo aggiornamento:28-08-2021 19:08

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AOSTA –  Il tanto dibattuto esodo dei medici dall’ospedale regionale non ha nulla a che vedere con la prova di francese, il problema è organizzativo. Ad affermarlo in una nota congiunta sono i sindacati Funzione pubblica della Cisl e della Uil della Valle d’Aosta. “Chi ‘fugge’ dalla ‘Petite Patrie’ sono medici che già lavorano e, quindi, hanno già superato, particolarità statutaria della nostra Regione, la prova di francese”, scrivono Barbara Abram e Ramira Bizzotto della Cisl Fp e Chiara Pasqualotto e Marilena Melidona della Uil Fp.

Per le due sigle sindacali, la ricetta per porre fine alla fuga dei medici dall’unico presidio ospedaliero valdostano risiede nel puntare ad “obiettivi di eccellenza, di iper specializzazione in determinati settori, come potrebbe essere il reparto di ortopedia” considerata la “vasta casistica di traumi sportivi”, così come nel “favorire progressioni di carriera, incentivare pubblicazioni scientifiche e perseguire l’esempio di Parini nel ‘fare’ scuola incoraggiando la crescita professionale”. E aggiungono: “Fino a quando non si porrà rimedio alla carenza di organizzazione, finché non si farà un atto aziendale finalizzato a garantire reali cambiamenti nella gestione della nostra sanità, fintanto che il piano socio-sanitario non sarà in grado di risolvere le problematiche che da anni ci trasciniamo, rivalutando il fabbisogno di personale e il minutaggio legato all’assistenza con parametri reali e concreti, non saremo in grado di interrompere e, tantomeno, di arginare questa corsa lontano dalla Valle d’Aosta”.

E aggiunge: “La raccolta fondi è destinata all’associazione, ma voglio dedicare questo mio viaggio lungo la via Francigena a mia moglie e alle persone che ho conosciuto nella mia vita e che ci hanno lasciato troppo presto. Spero che con questa iniziativa riuscirò a sensibilizzare chi incontrerò sul mio cammino e chi leggerà gli articoli che saranno pubblicati sui giornali sul tema delle cure palliative, spesso poco conosciute, ma così necessarie per chi è arrivato alla fine del suo percorso di vita”.


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