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Venezia 76, Polanski e il ruolo delle donne agitano il Lido

I temi al centro della conferenza stampa di apertura della Mostra

Pubblicato:28-08-2019 16:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:38

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VENEZIA – Roman Polanski agita la Mostra del Cinema di Venezia. Il film del regista polacco e’ in gara per aggiudicarsi l’ambito Leone d’oro, ma non sono pochi quelli che storcono il naso. Ad agitare gli animi un semplice interrogativo: e’ giusto che un’opera realizzata da una persona accusata di violenza sessuale possa accedere a una vetrina cosi’ importante come la kermesse veneziana? Bisogna fare una distinzione tra l’uomo e l’artista o e’ la morale a dover prevalere? 

E cosi’ quella che doveva essere una tranquilla conferenza stampa di apertura si e’ trasformata in un dibattito in cui si e’consumato lo scontro tra la presidente della giuria Lucrecia Martel e Alberto Barbera, direttore artistico della kermesse. Durante l’evento che ha avuto luogo questa mattina al Lido, Martel ha infatti dichiarato che non partecipera’ al party di “J’accuse” perche’ “rappresento molte donne che in Argentina stanno facendo lotte di questo genere”, ma allo stesso tempo ha voluto sottolineare come sia importante che questo film sia stato selezionato, cosi’ che si possa usare proprio lo spazio della Mostra per discutere di queste tematiche. Di avviso opposto si e’ mostrato Barbera per il quale, e’ necessario “fare una distinzione tra l’uomo e l’artista. La storia dell’arte e’ piena di persone che hanno commesso crimini e non per questo abbiamo smesso di ammirare le loro creazioni. Quando ho fatto questa obiezione mi hanno detto che negli altri casi abbiamo storicizzato l’evento, ma in questo caso non possiamo aspettare tanto per dare un giudizio estetico su questo film. Io non sono un giudice, sono un critico cinematografico, il mio lavoro finisce li e secondo me anche gli spettatori dovrebbero fare gli spettatori”. 

IL CINEMA E LE QUOTE ROSA 

Dalla questione Polanski si e’ quindi passati a un altro tema caldo legato alla questione femminile, quello delle quote rosa. “Credo che le difficolta’ maggiori che possa incontrare una regista sono quelle relative all’accesso alle scuole di cinema e ai finanziamenti, li’ servono delle quote. In un festival credo che la questione sia molto piu’ delicata- e’ il giudizio di Susanna Nicchiarelli, presidente della giuria Orizzonti- allora bisognerebbe mettere tante regole anche per altre categorie svantaggiare. Se tra i selezionatori ci sono delle donne, gia’ questo e’ un modo per favorire il racconto femminile”. A fargli eco Costanza Quatriglio, presidente della giuria di Venezia Classici. 


Concorde ma piu’ estremo Barbera che si e’ dichiarato contrario alle quote rosa nei festival: “Mettere delle quote sarebbe offensivo. La qualita’ deve guidare un festival”. A punzecchiarlo ci ha pensato ancora una volta Martel, azzardando una proposta: “Perche’ non facciamo un esperimento e scegliamo di ammettere al concorso un 50% di opere realizzate da donne e il restante 50% da uomini? Vediamo se scende la qualita’ o se cambia l’industria. Dopo 76 anni si potrebbe fare una prova di un paio di anni”. “Se avessi trovato il 50 per cento di film buoni delle donne l’avrei fatto, senza bisogno delle quote”, la risposta del direttore della Mostra che ha mostrato, numeri alla mano, come la presenza di opere realizzate da registe donne nella sezione cortometraggio o realta’ virtuale in pratica arrivi a quel 50%, sottolineando, di nuovo, come il problema di base siano i pochi fondi elargiti alle donne, per cui spesso le registe non possono affrontare le spese di un lungometraggio ma realizzino corti di grande qualita’. 

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