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Governo, Calenda lascia il Pd: “Lo faccio per coerenza, lavorerò a nuovo partito”

L'annuncio di Calenda: "A fine luglio avevamo votato un documento per dire 'mai col M5s'. Io resto fedele a quello che ho sempre detto"

Pubblicato:28-08-2019 11:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:38

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ROMA – “Questa situazione è disdicevole, io rimarrò fedele a quello che ho sempre detto. Questo governo durerà poco e quel poco farà comunque gonfiare i sovranisti e i populisti. Io sarò coerente con quello che ho detto dal primo giorno in cui mi sono iscritto al Pd, ovvero che sarei uscito se ci fosse stato un accordo con i 5 Stelle. Non è una scissione perché sono da solo. Un nuovo partito? Sì, lavorerò per costruire una casa per chi non si sente rappresentato da questo rapporto con il M5S che nasce male. Spero di incontrare poi di nuovo il Pd strada facendo quando ritroverà la voglia di combattere”. Lo ha detto Carlo Calenda, europarlamentare del Pd, intervenendo ai microfoni di Radio Capital.

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Per Calenda “è una crisi disdicevole che parte da Salvini, bullo di cartapesta che prima fa saltare il Governo e poi cerca di riagganciare in tutti i modi Di Maio. E lo stesso vale per il Pd, a fine luglio abbiamo votato un documento unitario in cui si diceva ‘mai con il M5S, se cade il governo si va al voto’, poi Renzi ha fatto un’intervista e nel giro di una settimana tutti volevano andare al governo con il Movimento Cinque Stelle con le scuse più assurde. Da lì è iniziata una discesa negli inferi e abbiamo cominciato a ingoiare qualsiasi cosa: prima no a Conte e poi sì a Conte, poi il voto sulla piattaforma privata Rousseau a consultazioni aperte. Lo dico ai miei colleghi di partito: ragionate, noi dovremmo rimanere appese a un voto anti-democratico per sbavare dietro al M5S? Recuperiamo la schiena dritta“, ha concluso Calenda.


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Le dimissioni dalla segreteria Pd

“Caro Nicola, caro Paolo, vi prego di voler accettare le mie dimissioni dalla Direzione Nazionale del Partito democratico”. Inizia così la lettera inviata dall’eurodeputato Carlo Calenda a Paolo Gentiloni e Nicola Zingaretti, rispettivamente presidente e segretario del Partito democratico, in cui presenta le sue dimissioni, riportata dall’Huffington Post.

“E’ una decisione difficile e sofferta. Nell’ultimo anno e mezzo ho sentito profondamente l’appartenenza a un partito che, per quanto diviso e disorganizzato, consideravo l’ultimo baluardo del riformismo in Italia. Per questo mi sono iscritto al Pd all’indomani della sconfitta più pesante mai subita dal centrosinistra”, sottolinea Calenda. E ancora: “Dal giorno della mia iscrizione ho chiarito che non sarei rimasto nel partito in caso di un accordo con il M5S. La ragione è semplice: penso che in democrazia si possano, e talvolta si debbano, fare accordi con chi ha idee diverse, ma mai con chi ha valori opposti. Sapete bene che nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio”.

Per Calenda “non è solo per ragione di coerenza o di serietà che avremmo dovuto scegliere la strada delle elezioni. Dare vita in questo modo a un Governo con Grillo e Casaleggio vuol dire rinunciare a fare politica”. E “rifugiarsi in un confortevole quanto generico antifascismo per nascondere la mancanza di pensiero, la spinta all’autopreservazione e la paura di perdere, è una scorciatoia che non servirà a battere la destra. Al contrario, ne accrescerà la forza. Spero di sbagliare, per il bene del paese e del Partito, e nel caso sarò felice di ammetterlo. Sarà certamente un sollievo per me e per tanti nostri elettori vedere colleghi di partito e dei Governi passati prendere il posto dei ministri leghisti. Un sollievo momentaneo purtroppo. Il punto politico rimarrà: in che modo una comunità avvelenata dalla convinzione di non poter vincere, in primo luogo proprio dai leader che dovrebbero guidarla e motivarla, potrà ritrovare la strada per la vittoria? Il confronto con i sovranisti è appena alle prime battute, lo stiamo iniziando con una fuga disordinata e disonorevole”.

L’europarlamentare eletto con il Pd lascia così “una dirigenza di cui non mi sento più parte, non una comunità che sono orgoglioso di rappresentare. Le 280.000 persone che mi hanno accordato il loro voto di preferenza alle elezioni europee sapevano perfettamente come mi sarei comportato in caso di accordo con i 5S. A loro devo innanzitutto coerenza. Lavorerò in Europa nel gruppo SeD, mentre in Italia rafforzerò SiamoEuropei per dare una casa a chi vuole produrre idee concrete per una democrazia liberal-progressista adatta a tempi più duri e non ha paura del confronto con i sovranisti. Cercherò di mobilitare forze nuove. La mancanza di decoro generalizzata degli attori di questa crisi dimostra chiaramente che c’è l’urgenza di chiamare all’impegno una nuova classe dirigente. Le elezioni arriveranno. Le avete solo spinte più in là di qualche metro. Quando sarete pronti a lottare ci troveremo di nuovo dalla stessa parte. Con amicizia”.

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