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I gol palestinesi di Shaheen per le ragazze della Torres

In Palestina era titolare nella nazionale femminile a undici e nella squadra universitaria di calcio a cinque

Pubblicato:28-08-2018 13:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:29

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ROMA – “In Palestina praticare sport è molto difficile per via delle condizioni economiche e politiche, ma per le bambine e le ragazze lo è ancora di più, per ragioni culturali. Ma le cose stanno migliorando velocemente”. E’ Natali Shaheen, classe 1994, a confermarlo: calciatrice di 24 anni originaria di Gerico, è l’ultimo acquisto della Torres Sassari, squadra di calcio a cinque in A2. Prima di approdare in un club europeo, Natali era titolare nella nazionale femminile palestinese a undici e nella squadra universitaria di calcio a cinque. All’agenzia ‘Dire’ racconta una storia di passione, impegno e un pizzico di fortuna: “Ho scoperto lo sport alle elementari. Frequentavo una scuola privata cattolica che consentiva le classi miste – altrove maschi e femmine vengono divisi abbastanza presto – così ho iniziato da subito a giocare a pallone coi miei compagni maschi“.

Fino ai 12 anni Natali può allenarsi però solo nella squadra femminile di basket, “perchè quella di calcio a Gerico non esisteva ancora”. Quell’anno viene a sapere che la Federazione nazionale intende rafforzare la rosa della squadra femminile di calcio a 11, fondata nel 2003. Gli osservatori vanno da Gaza a Gerico, passando per Betlemme, Gerico e i villaggi più piccoli, alla ricerca di giovani talenti: “Ho partecipato alle selezioni, e mi hanno presa. Per i primi tempi mi sono solo allenata perchè ero ancora troppo giovane per scendere in campo: le mie compagne avevano dai 16 anni in su”. Natali sa farsi valere presto, e a 14 anni partecipa alle partite per le qualificazioni alla Coppa d’Asia:

“Abbiamo incontrato Giordania, Bahrein, India, Cina… Si trattava però di un impegno temporaneo: poche settimane di allenamento in vista delle partite, così durante l’anno proseguivo col basket“. La prima occasione per Natali Shaheen si presenta quando la vede giocare un club di Ramallah. L’allenatore incontra i genitori per convincerli a lasciar partire la ragazza: “Non è stata una scelta facile. A 14 anni avrei dovuto vivere lontano dalla mia famiglia, e poi c’era la scuola… Ma alla fine ho accettato, ho giocato con loro fino a quando non sono partita per l’Italia”.


Un altro incontro che cambia il destino della giovane attaccante è quello con l’associazione sardaPonti non muri‘, che a Gerico promuove l’atletica leggera, e che ora punta a costruire una pista dal momento che i giovani corrono per strada. Per aiutarli a migliorare, ogni anno porta due ragazzi e due ragazze a Sassari, per allenarsi e gareggiare. “Un anno sono riuscita a partire anche io, e una volta lì mi sono allenata una decina di giorni con la squadra maschile under 17 del Cus”. Anche in questa occasione Natali non passa inosservata: la Torres Sassari la nota. La ragazza intanto ha conseguito la laurea in Scienze motorie, così qualcuno ha l’idea di farle ottenere una borsa di studio all’università di Sassari, che ogni anno il ministero degli Esteri italiano mette in palio per gli studenti laureati.

“Sono tornata a Gerico piena di entusiasmo” racconta. “Ho iniziato subito a studiare l’italiano, e i miei amici di ‘Ponti non muri’ si sono fatti in quattro per farmi vincere il bando”. E ce la fa: a gennaio Natali si trasferisce a Sassari e inizia un dottorato. Col Torres Calcio è troppo tardi per partecipare al campionato, così la sua prima stagione sarà quella prossima, del 2018-2019: “Voglio fare del mio meglio. In questi mesi mi sono potuta soltanto allenare, ora voglio giocare e far ottenere alla squadra la promozione in A1. Ho realizzato uno dei miei sogni: in Palestina ci sono solo tre o quattro squadre, i campionati sono brevi. In Europa è un’altra storia”.

Poi c’è il sostegno della famiglia. “Credono in me, intendo dare il massimo anche per loro” dice la 24enne. “Hanno lavorato tanto per permettermi di arrivare qui. E poi ci sono i miei amici di Gerico e Ramallah che fanno il tifo. Ho una responsabilità”. Natali spiega che in Palestina i club sportivi per bambine e ragazze sono rari, “per alcune persone è ancora forte l’idea secondo cui la donna debba restare in casa, che sia sconveniente fare sport”. Ma da quando lei ha iniziato, ha visto molti passi avanti: “le squadre si stanno moltiplicando, soprattutto nelle città, e piano piano aumentano anche le persone che vengono ad assistere alle partite femminili, di calcio e non solo. Due anni fa, anche se non avevo molto tempo, ho accettato di allenare un piccolo gruppo misto di calcio: erano sei bambine e nove bambini. Volevo attrarne il più possibile, incoraggiarli a partecipare. Ora sono più di 40 e rappresentano la prima squadra a Gerico per bambini dai sei ai dieci anni. Lo sport può cambiare veramente le cose”.

 

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