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Migranti, l’Emilia-Romagna apre le porte ai piccoli non accompagnati

Per i prossimi due anni e mezzo, 50 ragazzi potranno trascorrere due mesi a testa in alcune strutture dedicate

Pubblicato:28-08-2016 15:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:00

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BOLOGNA – L’Emilia-Romagna spalanca le porte ai minori stranieri che arrivano in Italia senza famiglia. Oltre a garantire il funzionamento dell’accoglienza tradizionale, a inizio settembre il sistema locale offrirà nuova protezione in particolare ai richiedenti asilo minori. A proporla non sono i singoli Comuni, ma l’Anci dell’Emilia-Romagna. L’associazione ha vinto un bando ad hoc del ministero dell’Interno da 2,556 milioni di euro, per due anni e mezzo di attività, grazie a risorse specifiche Ue (non è previsto il cofinanziamento dei soggetti candidati). Si tratta di uno dei primi progetti del genere in Italia.

50 RAGAZZI SARANNO OSPITATI A ROTAZIONE PER 60 GIORNI DA QUI AL 2019

La ‘missione’ è quella di qualificare la prima accoglienza dei giovani ospiti che arrivano via mare o via terra, o che vengono rintracciati nel territorio. Il progetto, che si concluderà il 27 marzo 2019, si è classificato terzo nella graduatoria nazionale (più o meno la metà delle domande complessive non è stata accolta) e prevede di accogliere 50 minori stranieri non accompagnati, a rotazione, per un periodo massimo di 60 giorni al termine dei quali i diretti interessati si trasferiranno in centri di seconda accoglienza. In sostanza, verranno ospitati 20 ragazzi a Ravenna e 30 a Budrio (Bologna): se ne occuperanno due cooperative specializzate, Persone in movimento e Camelot, entrambe con esperienza pluriennale nell’accoglienza di adulti e minori. Nel Comune di Budrio viene riservata un’area rurale della frazione di Vedrana, a palazzo Salina-Aria, struttura di proprietà dell’associazione Famiglie cerebrolesi. La tutela del progetto e dei suoi protagonisti è a cura del Comune di Bologna, mentre a Ravenna ne è garante l’Asp. Nella città dei mosaici i minori saranno suddivisi in due strutture da otto e 12 posti, in centro storico.


L’assessore ravennate Valentina Morigi, in conferenza stampa oggi all’Anci regionale non svela di più: “L’ospitalità è in un condominio, per ora non diamo dettagli su vie o altro“. Una volta entrati a regime ci sarà un incontro pubblico di presentazione, nell’ambito di un’attività di integrazione che nella nostra città- rivendica l’assessore- riscontra da tempo, e con trasparenza, buoni risultati”. Da parte sua, il sindaco di Budrio Giulio Pierini precisa che quella di ospitare i minori nel suo paese non è stata una richiesta del Comune, che comunque registrava già nel suo territorio la buona esperienza di Famiglie cerebrolesi e per questo è stato scelto. “Ed è importante che il progetto di hub diffuso sia coordinato dall’Anci regionale”, evidenzia Pierini applaudendo tutti gli addetti ai lavori.

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L’OBIETTIVO E’ SALVARE I PICCOLI DA DEGRADO E INFILTRAZIONI

La responsabile del coordinamento sull’immigrazione di Anci Emilia-Romagna, Chiara Sapigni, spiega che ai ragazzi in arrivo a Budrio e a Ravenna, con l’obiettivo generale di sottrarli a degrado e infiltrazioni, verranno garantiti assistenza legale e sanitaria, vitto, alloggio e servizi di mediazione culturale, oltre a un pocket money; saranno organizzate per tutti lezioni di italiano, così come frequentazioni di associazioni e strutture dedicate. Il nuovo hub per i minori di Budrio si affianca a quello già attivo a Bologna, che ospita 50 minori in tre strutture, due maschili e una femminile, la cui gestione è da poco stata riassegnata al Comune di Bologna medesimo, in partenariato sempre con le coop specializzate.

“Grazie ai gestori portiamo avanti un sistema di assolutà legalità”, spiega l’assessore bolognese al Welfare Luca Rizzo Nervo che, sul centro già attivo a Bologna per i minori, sostenuto a sua volta da risorse Ue, aggiorna le cifre: dal 20 marzo 2015 sono stati 228 i ragazzi accolti, provenienti soprattutto da Gambia, Ghana e Nigeria, in media 16enni e tutti “scolarizzati”. La maggior parte è arrivata affrontando viaggi complessi, quasi sempre via mare: 81 minori erano stati imprigionati in Libia, per questo si è resa necessaria a loro favore anche l’assistenza psicologica.

di Luca Donigaglia, giornalista professionista

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