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BOLOGNA – “Di mostri non ce ne sono, c’è però una normalizzazione sistematica della violenza, e in quanto sistematica dipende dalla nostra società, dipende da tutti”: sono le dure parole di Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, con cui la ragazza nella serata di ieri ha commentato su Instagram la notizia dei dialoghi intercettati in carcere tra Filippo Turetta, l’ex fidanzato e assassino di Giulia, e i suoi genitori. “Non è colpa tua, non sei uno che ammazza, è stato un momento di debolezza, non potevi controllarti. Non sei l’unico, ci sono altri 200 femminicidi“, avrebbe detto il padre di Filippo Turetta al ragazzo in questo colloquio avvenuto in carcere nel dicembre 2023. Le parole, intercettate nel carcere di Verona dove il ragazzo è detenuto da quando il 19 novembre è stato arrestato in Germania mentre tentava di fuggire, sono state rese note dal settimanale ‘Giallo’ e rilanciate dai principali quotidiani, non senza una certa dose di polemiche per la scelta di aver diffuso un colloquio privato.
“Non sono sorpresa da certe notizie, assolutamente”, ha scritto Elena Cecchettin su Instagram. Ed è tornata sul concetto di violenza patriarcale: “La liberazione dalla violenza patriarcale parte dal rifiutare la violenza contro le donne e contro le minoranze, rifiutare ogni giustificazione, perché non c’è mai una giustificazione per l’oppressione. Bisogna smettere di tacere davanti alla normalizzazione del femminicidio, continuiamo a fare rumore, a rompere questo silenzio omertoso. Per Giulia, e per tutti gli altri ‘duecento’ femminicidi, perché nessuna vittima deve rimanere solo una statistica“. Il cambiamento, aggiunge ancora Elena Cecchettin, deve partire dai comportamenti. Perchè non ha senso “scandalizzarsi per quello che è stato intercettato e poi continuare a normalizzare la gelosia“.
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