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ROMA – Il linguaggio contemporaneo al centro della musica per immaginare il futuro: nascono i centri di produzione musicale, una svolta significativa per il settore. È un passaggio storico quello che vede l’approvazione ai fini del finanziamento Fus (Fondo Unico dello Spettacolo) dei sette centri di cui cinque operano prevalentemente nell’ambito della musica jazz (Centro Adriatico Produzione Musica Ets di stanza a Pescara, We-Start – Piemonte Orientale Music per iniziativa di Associazione Rest-Art di Novara, il Centro diretto dall’Associazione Time in Jazz di Berchidda, il Centro Produzione Musica di Roma, con Casa del jazz ed Auditorium Parco della Musica (Fondazione Musica per Roma), Toscana Produzione Musica Ets sull’asse Firenze-Pisa (cinque soggetti aderenti a I-Jazz). Un passaggio – ufficializzato con la pubblicazione del decreto del Direttore Generale dello Spettacolo del 19 luglio 2022 – che rappresenta anni di confronto e dialogo con il ministero della Cultura da parte degli organismi coinvolti e delle maggiori realtà di rappresentanza del settore, prime fra tutte l’Associazione I-Jazz e la Federazione Nazionale Il Jazz Italiano.
“Con la creazione di questi centri, la Fondazione Musica per Roma vede finalmente riconoscere e istituzionalizzare un ruolo che svolge ormai da anni nella creazione e circuitazione di nuovi progetti musicali, di ensemble di medie e grandi dimensioni, nella scoperta e promozione di nuovi talenti musicali, nella valorizzazione e promozione delle musiche d’arte, del jazz e della contemporanea”, ha dichiarato Daniele Pitteri, amministratore delegato Fondazione Musica per Roma, in occasione della presentazione. “L’importanza e la portata storica di tale riconoscimento – ha continuato – stanno nella certezza delle risorse da poter investire in tale attività, con il conseguente ulteriore sviluppo che esse potranno avere, e nella possibilità di poter agire, non più da soli, ma all’interno di un sistema e come sistema”. Una importante novità che parifica la musica al teatro e alla danza e che contribuisce a ridefinire la filiera ‘formazione-produzione-programmazione’ mettendo a disposizioni luoghi e professionalità che potranno essere di supporto alla creatività, una diversa valorizzazione dell’incontro artistico, dei percorsi di residenza creativa e del concetto di progettazione comune. La nascita di luoghi strettamente impegnati sulla produzione di opere nuove, infatti, avrà un impatto sulla qualità e quantità di nuovi progetti artistici, con una auspicabile e crescente presenza di nuovi talenti.
La previsione che tutti i soggetti coinvolti fanno è quella di Centri forti e stabili nello strutturare spazi residenziali, supporto alla produzione e capacità di promuovere i nuovi progetti in Italia e all’estero, attenzione ai vari linguaggi musicali e artistici e alla multidisciplinarietà. “Oggi festeggiamo un importante passo verso il superamento di ogni barriera. E’ la prima volta che un ente partecipato dal Comune di Roma ha accesso al Fus. Questo coordinamento è fondamentale perché consente maggiore ricchezza e sviluppo delle proposte culturali in un luogo, come la Casa del Jazz (confiscata alla banda della Magliana, ndr), che rappresenta lo schiaffo più umiliante alla criminalità organizzata”, ha dichiarato Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale. Il progetto triennale 2022-2024 si pone l’obiettivo di potenziare e accrescere in maniera significativa sia le attività di produzione che di ospitalità che la Fondazione svolge dalla propria nascita nel segno dell’innovazione, della contemporaneità, della multidisciplinarietà e del networking con le altre realtà nazionali e internazionali, promuovendo i linguaggi del jazz, delle musiche improvvisate, della musica contemporanea e delle altre musiche d’arte del Novecento. In questo modo la filiera produttiva musicale ne trarrà vantaggio, entrando in contatto con il mercato globale alla scoperta delle nuove tendenze e dei protagonisti del futuro. Le attività del Centro si terranno prevalentemente presso la Casa del Jazz, nei diversi spazi di Villa Osio (bene sequestrato alla mafia), e presso i numerosi spazi dell’Auditorium Parco della Musica. Sarà rafforzata l’esperienza della Fondazione nella produzione di Orchestre ed Ensemble a partire dalle orchestre residenti come il PMCE (Parco della Musica Contemporanea Ensemble), che terrà una stagione fittissima in collaborazione con importanti festival internazionali (Romaeuropa Festival, Biennale Musica, Festival, Artescienza, Festival Puccini, Festival di Nuova Consonanza).
Inoltre, il progetto prevede la produzione e circuitazione in Italia e all’estero di diverse nuove iniziative curate da alcuni dei migliori talenti nazionali nel settore del jazz e della musica contemporanea: Enrico Rava, Franco D’Andrea, Giovanni Tommaso, Danilo Rea, Paolo Damiani, Enrico Pieranunzi, Roberto Gatto, oltre che da alcuni dei più promettenti artisti del calibro di Federica Michisanti, Gabriel Marciano, Cesare Mangiacavallo, Anais Drago e tanti altri. Tra gli artisti internazionali che saranno ospitati: Mike Stern, Christian Mc Bride, Anthony Braxton, Roscoe Mitchell, Billy Cobham, Randy Brecker, Fred Hersch, Louis Cole, Han Bennink, John Scofield, Dee Dee Bridgewater, John Patitucci, Nate Smith, Craig Taborn, Tim Berne, e un’importante rappresentanza di artisti nazionali. Grande spazio sarà dato alla divulgazione musicale attraverso lo sviluppo delle orchestre giovanili già esistenti come la Jazz Campus Orchestra e la formazione musicale di alto livello in collaborazione con Enti di ricerca e Università. Importante ruolo di produzione e promozione è svolto dalla Parco della Musica Records che documenterà l’attività del Centro.
L’Auditorium Parco della Musica ospiterà un grande laboratorio di produzione, all’interno del quale sperimentare nuovi percorsi per lo sviluppo e la crescita del sistema musicale italiano nel contesto internazionale per generare ‘best practice’. Al centro di questa iniziativa le stagioni di musica contemporanea del PMCE e le produzioni di Nicola Piovani. L’avvento dei centri “porterà un minimo di 5mila giornate lavorative in più e un minimo di 300 concerti in più, ovvero il 10% in più rispetto all’attuale produzione del jazz”, ha sottolineato Corrado Beldì, presidente Associazione culturale Rest-Art Ets e presidente Associazione I-Jazz.
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