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Valgrisenche rivive nelle foto del ‘bon José’ Frassy

Una installazione permanente per non dimenticare "Lo bon José", che tra gli Anni 20 e la metà degli Anni 40 del Novecento ha immortalato paesaggi e persone della zona

Pubblicato:28-07-2021 10:56
Ultimo aggiornamento:28-07-2021 10:56

FOTO FRASSY
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Valgrisenche (Aosta) – Valgrisenche dedica una mostra al “suo” fotografo. Lo fa con un’installazione permanente, in pieno centro, a due passi dalla chiesa parrocchiale di San Grato, in parte nei locali del Vieux Quartier, il fortino che domina il borgo. La mostra si chiama “Lo bon José” ed è dedicata a Joseph-Alexis Frassy, che tra gli Anni 20 e la metà degli Anni 40 del Novecento ha immortalato Valgrisenche, i suoi villaggi, i suoi alpeggi, i suoi abitanti con centinaia e centinaia di fotografie.

L’esposizione sarà presentata sabato, 31 luglio, alle 16 nel capoluogo, con la partecipazione della compagnia teatrale amatoriale “Le Gantaléi”. La mostra è organizzata dalla Pro loco, curata da Bruno Béthaz e Carlo Rossi, ha avuto il contributo del Comune e del Consorzio degli enti locali valdostani. Comprende 27 fotografie.

CHI ERA FRASSY

Frassy, classe 1895, era noto a tutti con il nomignolo “lo bon José” grazie alla sua grande disponibilità e alla sua infinita pazienza. Cantore, organista, disegnatore e pittore, fotografo e guida, per lavoro si occupava della centralina della Société Hydroélectrique Valgrisenche. Morì nel 1951, in circostanze drammatiche: lo chiamarono per deviare l’acqua che alimentava la centralina quando, alzando una paratoia, perse l’equilibrio e cadde nel torrente. Lo cercarono lungo le rive della Dora per giorni, per settimane. Il suo corpo fu ritrovato soltanto due mesi dopo. Il fondo fotografico di Frassy è stato recuperato di recente, anche se incompleto: è costituito da 350 lastre fotografiche negative ed è stato ceduto dalla famiglia all’Avas, l’Association valdôtaine des archives sonores. Su iniziativa dell’Avas, le lastre sono state dapprima pulite e restaurate dal laboratorio Sisho di Torino e poi digitalizzate e sottoposte a un intervento di condizionamento conservativo da parte di Enrico Peyrot di Aosta.


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