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Venezuela, l’avvocata Sujù: “Carcacas tortura chi ha fame e protesta”

L'esperta ha raccolto oltre 600 denunce: "L'Italia dica basta"

Pubblicato:28-07-2020 11:54
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:41

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ROMA – “In Venezuela, il malcontento sociale ha aumentato le violazioni dei diritti umani da parte del regime. La fame, la mancanza di acqua, medicinali, corrente elettrica e carburante, così come le accuse di corruzione contro i funzionari pubblici stanno alimentando il dissenso. E le autorità, nel tentativo di controllare queste proteste, non si fanno scrupoli ad usare l’arma della repressione: arresti arbitrari, torture in carcere, e addirittura uccisioni“. Questa la denuncia che l’avvocata Tamara Sujù affida all’agenzia Dire.

Sujù è stata a Roma, ospite di un incontro alla Camera dei deputati promosso la settimana scorsa dal deputato di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro delle Vedove dal titolo ‘Aggiornamenti sulla repressione sistematica, torture e sparizioni forzate in Venezuela’. A partire dal 2002, l’avvocata esperta in diritti umani ha iniziato a raccogliere dossier di torture in carcere che poi ha presentato alla Corte Penale Internazionale, per crimini di lesa umanità eseguiti dalle autorità venezuelane, ottenendo l’8 febbraio del 2018 l’avvio da parte dei giudici dell’Aja dell’esame preliminare, in via di conclusione.

Dal 2013 ad oggi, poi, con l’inizio della crisi economica nel Paese latinoamericano, Sujù ha raccolto oltre 630 casi di torture individuali contro manifestanti, oppositori politici giornalisti, intellettuali “commessi soprattutto da membri dell’intelligence”. Di questi casi, “ne ho raccolto dodici solo nei primi quattro mesi del 2020”, denuncia ancora l’attivista, che per il suo impegno è stata accusata dal governo del presidente Nicolas Maduro di attentato alla stabilità dello Stato. Oggi la donna ha lasciato il Venezuela e risiede in Spagna, dove ha ottenuto la cittadinanza.


In carcere, chiarisce l’esperta, “subiscono maltrattementi, violenze psicologiche e torture sia i criminali comuni, ‘colpevoli’ di lamentarsi della scarsità di cibo o della mancanza di cure mediche, ma soprattutto i prigionieri di coscienza. I funzionari- continua l’avvocata- usano metodi crudeli per ottenete dichiarazioni, testimonianze, accuse contro altre persone, anche per ottenere false prove con cui accusare gli avversari politici”.

Ad addestrare gli ufficiali venezuelani a questi metodi repressivi, “le autorità di Cuba”, dice l’avvocata, che assicura: “abbiamo le testimonianze di 18 vittime”.
La denuncia di Tamara Sujù giunge all’indomani della morte di un manifestante di 47 anni, Carlos Chaparro, e del ferimento di un altro ad Aragua de Barcelona, città di circa 40.000 abitanti nell’est del Paese. Stando alle fonti locali, la protesta è scoppiata dopo che le persone in attesa “da giorni” alle stazioni di rifornimento hanno visto i militari permettere ad alcuni veicoli di saltare la fila.

“L’Italia- conclude Sojù- ha ratificato la Convenzione internazionale contro la tortura inoltre è parte della Corte penale internazionale. E’ quindi molto importante che il governo condanni queste violazioni da parte di Caracas, sia a tutela del popolo venezuelano che dei tanti italiani e italo-venezuelani residenti nel Paese”.

Per la scarsità di cibo e altri beni di prima necessità, il governo Maduro da tempo punta il dito contro le sanzioni economiche e commerciali imposte dagli Stati Uniti su Caracas.

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