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Spazio. Missione vita, Paolo Nespoli di nuovo tra le stelle

Il lancio da Baikonur alle 17,41 ora italiana

Pubblicato:28-07-2017 17:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:34

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ROMA –  E’ partito dal cosmodromo di Baikonur alle 17,41 ora italiana l’astronauta italiano Paolo Nespoli, a bordo della Soyuz MS-05. L’equipaggio della expedition 52/53 sulla Stazione spaziale internazionale comprende anche il cosmonauta russo Sergei Ryazansky e l’astronauta statunitense Randy Bresnik. Il lancio è stato seguito all’Agenzia Spaziale Italiana a Tor Vergata a Roma alla presenza tra gli altri del presidente dell’Asi Roberto Battiston e della ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli.

LA MISSIONE

Si chiama ‘Vita’, acronimo di vitalità, innovazione, tecnologia e abilità. “Vita è una parola piccola, ma che contiene tanti significati- spiega Nespoli- Qui vediamo alcune delle possibili interpretazioni. Ma vita è anche sostegno, consapevolezza, significa anche fare le cose insieme. La vita, poi, è anche quella che andiamo a cercare su un altro pianeta”. Il logo della missione è stato disegnato a partire dal ‘Terzo paradiso’ di Michelangelo Pistoletto, tra gli ospiti dell’evento organizzato dall’Asi. È formato dal simbolo dell’infinito con all’interno un segno che indica il finito. All’interno del logo, realizzato dalla designer Elena D’Amato, ci sono anche tre significative immagini: quella del dna a sinistra, un libro sulla destra e al centro la Terra. L’ellissi centrale in combinazione con il globo evoca un simbolico occhio che sta a figurare la prospettiva dell’astronauta, che osserva il nostro pianeta dalla Stazione Spaziale Internazionale. Il tutto su uno sfondo blu, con il tricolore sui bordi in alto e le scritte ‘Agenzia spaziale italiana’, ‘Nasa/Asi Iss-3’, ‘European space agency’, e il nome Paolo Nespoli, oltre alle tre stelle che rappresentano le tre missioni di lunga durata frutto dell’accordo tra la NASA e l’ASI.

GLI ESPERIMENTI DI ‘VITA’

Gli esperimenti di matrice italiana condotti da Paolo Nespoli sono tredici. Quelli della cosiddetta Biomission dell’Agenzia spaziale italiana sono 4: Myogravity, destinato all’analisi delle alterazioni molecolari a cui vanno incontro le cellule satelliti; Nanoros, che analizzerà le cellule cardiache in orbita e permetterà di intervenire sulle patologie causate dall’atrofia cellulare; l’esperimento Corm cercherà invece di capire come intervenire sulle lesioni retiniche a cui vanno incontro gli astronauti; infine, l’esperimento Serism lavorerà sull’estrazione dal sangue di cellule staminali, riprogrammate per diventare tessuto osseo.


Tra gli altri esperimenti, tutti Made in Italy, spicca Perseo: si tratta di un giubbotto a forma di gilet, pieno di acqua, in grado di schermare gli astronauti dalle radiazioni. A bordo ci saranno poi Aramis, dedicato allo sviluppo di una app per iPad che dia all’astronauta le istruzioni per eseguire una determinata operazione sfruttando la realtà aumentata; In-Situ, per facilitare la medicina di bordo leggerà i parametri vitali dell’equipaggio a partire dalla saliva; Orthostatic Tolerance, un esperimento per prevenire i disturbi cui gli astronauti vanno incontro una volta tornati a Terra; Lidal, per misurare i danni legati alle radiazioni; Arte, dedicato al trasferimento del calore passivo; Mini Euso è invece un telescopio puntato verso Terra che permetterà una mappatura all’infravioletto. Infine, l’esperimento Multi Trop studierà l’orientamento delle radici delle piante in un contesto di micro gravità.

Multi Trop e il progetto vincitore del concorso Yiss-Youth Iss science, cui hanno lavorato gli alunni del liceo scientifico Silvestri di Portici (Napoli). Per approfondire: http://www.dire.it/category/articoli/?canale=scientificamente

LA CARRIERA

Paolo Nespoli, 60 anni, è un ingegnere, maggiore di riserva nell’esercito italiano e ‘arruolato’ dall’Esa fin dal 1991. La sua prima volta come astronauta è nel 2007, quando prese parte alla missione Esperia. Partì a bordo dello Space Shuttle Discovery che trasportava anche il Nodo 2, il primo modulo costruito in Europa a diventare parte della Stazione spaziale in modo permanente, e coordinò le attività relative al suo assemblaggio. E’ poi tornato sulla Stazione Spaziale nel dicembre 2010 per la missione MagISStra dell’Esa, come ingegnere di volo.

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