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Dopo Conte? C’è Conte… e il “manifesto” del ministro Gualtieri

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'agenzia di stampa Dire, per Direoggi

Pubblicato:28-05-2020 15:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:24

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ROMA – “Dopo Conte? C’è Conte” taglia corto un Dem dei piani alti, che aggiunge: “In giro ora ci sono tutti fenomeni, ma qualcuno dovrà pur dire che il presidente del Consiglio sta portando a casa risultati importanti. Vero che in Europa ci sono Gentiloni, Sassoli e anche tutti i ‘rapporti’ stretti al nostro ministro dell’Economia Gualtieri ma, insomma, anche Conte è cresciuto molto in autorevolezza”.

Eppure nei giorni scorsi, in diversi interventi e prese di posizione, dentro lo stesso Pd, c’erano state diverse sottolineature sulla mancanza di un’idea, una strategia per il futuro dell’Italia. Mentre si parlava sempre dell’abilità del presidente del Consiglio come mediatore, mero risolutore delle contrapposizioni tra le forze della maggioranza.

In questo quadro ha suscitato molto interesse (e qualche mugugno) il “Manifesto di Gualtieri: così renderò l’Italia attraente“, lanciato con grande spazio sul Foglio. Nella lunga intervista il ministro dell’Economia si sofferma sulla ripartenza, sulla gestione delle enormi risorse che arriveranno dall’Europa.


Gualtieri stesso riconosce che “tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’iniziativa dell’Italia e del presidente del Consiglio Conte, che ha dimostrato visione e capacità di leadership”. Il prossimo ticket di Governo?

Quanto alla visione, alla sfida da vincere per rendere attrattivo il nostro Paese, per Gualtieri c’è una priorità: “Abbiamo deciso di scommettere sulla semplificazione del diritto societario e di sostenere fiscalmente gli investimenti e rendere agevole e vantaggiosa la capitalizzazione delle imprese. La logica penso sia ormai chiara: attrarre investimenti in Italia, non essere più esportatori di risparmio e incanalarlo verso l’economia reale”.

In questa prospettiva, secondo Gualtieri, la sinistra di Governo ha una grande partita davanti perché sarà capace di “coniugare crescita ed equità e di concorrere alla necessaria opera di governo e civilizzazione dei processi di globalizzazione. La destra nazionalista e populista o iperliberista– sottolinea il ministro dell’Economia- esce invece come grande sconfitta di questa stagione perché ha rivelato in modo plastico la sua totale inadeguatezza rispetto alla fase che stiamo vivendo. Non solo per le sue ricette economiche incompatibili con la realtà ma anche perché il suo armamentario ideologico e retorico è apparso in tutto il mondo per quello che è: una parte dei problemi e non una soluzione di essi”. Gualtieri c’è.

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