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Sport, rivoluzionare la narrazione al femminile: presentato manifesto a Roma

stamattina a Roma nella sede della Federazione Stampa Nazionale Italiana (Fnsi), Giulia Giornaliste insieme a Uisp ha presentato il manifesto ‘Media, Donne e Sport: idee guida per una diversa informazione’

Pubblicato:28-05-2019 17:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:20
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ROMA – ‘Fisico da urlo’, ‘icona di stile’ ma uno su tutte ‘belle e brave’. Sono solo alcuni dei cliché più ricorrenti quando si scrive di atlete e donne di sport. Molti i giudizi sull’apparenza anziché sulle prestazioni sportive. Per questa ragione, stamattina a Roma nella sede della Federazione Stampa Nazionale Italiana (Fnsi), Giulia Giornaliste insieme a Uisp ha presentato il manifesto ‘Media, Donne e Sport: idee guida per una diversa informazione’.

Cinque i punti base per promuovere un buon giornalismo scevro da stereotipi e pregiudizi, “informare sulle discipline sportive con competenza di merito; evitare di soffermarsi sull’aspetto o i look non più di quanto si scriva dell’aspetto tecnico e delle prestazioni; evitare di focalizzarsi sulle parti del corpo ammiccanti”, e ancora, “dare alle discipline femminili pari visibilità, declinare i ruoli, le funzioni e le cariche al femminile ed evidenziare le discriminazioni e le discrepanze in termini di benefit, premi e tutele”.

Cambiare la comunicazione è importantissimo “perché arriva ovunque e può porre le basi per la produzione di politiche attive. Il lavoro da fare è quello di instaurare la consapevolezza dell’importanza del linguaggio che non è per forza parlato ma anche visivo”, ha detto Laura Moschini, gender interuniversity observatory.


Nella deformazione della rappresentazione delle donne nello sport – atlete, giornaliste, allenatrici, politiche e donne nelle istituzioni – l’informazione svolge un ruolo fondamentale e talvolta contribuisce a promuovere stereotipi e narrazioni discriminatorie, per questo è una “piccola soddisfazione la ribellione che è partita dal commento di Fulvio Collovati in materia di donne che non si devono occupare di tecnica perché non ne capiscono”, la sua sospensione “a due settimane almeno, è un segnale importante”, ha dichiarato Vittorio Di Trapani, segretario generale aggiunto Fnsi e segretario nazionale UsigRai, che ha ribadito che “in questi casi bisogna essere intransigenti con le palesi violazioni di tutti i nostri codici deontologici”.

A questo proposito, Fabio Appetiti, associazione Italiana Calciatori (Aic) ha spiegato che “si incontrano forti resistenze nel mondo dello sport, per questo portiamo avanti questa battaglia. Una mentalità patriarcale- ha aggiunto- è quella che spinge l’ondata crescente della violenza di genere, da qui è nata la nostra campagna ‘Facciamo gli uomini’, per ribadire, attraverso la visibilità di alcuni calciatori, che la violenza di genere è anche un tema maschile. Il tema serio è la mentalità degli uomini che deve cambiare. Per questo vanno coinvolti”.

L’incidenza delle atlete è in graduale aumento ma le donne rimangono sottorappresentate negli organi decisionali delle istituzioni sportive, “nella mia carriera ho trovato diverse discriminazioni”, ha raccontato Valentina Casaroli, calciatrice di serie A e portiera della Roma. A Valentina non interessa essere chiamata portiere o portiera, anzi se deve dirla tutta, forse perché non è usuale, “mi sento più di definirmi un portiere”.

Ma sono le discriminazioni reali che l’atleta ha portato oggi all’attenzione dei giornalisti e delle giornaliste. “Io non so se è giusto mantenere questo linguaggio o no, questo me lo dovete dire voi, ma le discriminazioni reali sono tante, in tutti i sensi, come le ‘quote rosa’ in allenamento che non premiano la tecnica o nelle scuole di calcio maschili dove le bambine non devono pagare la stessa quota associativa in quanto bambine. Non è discriminazione anche questa?”.

Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei Giornalisti Lazio, rivolgendosi alla calciatrice della Roma ha detto che “è per una resistenza, anche da parte delle istituzioni, che anche tu nel percepire questi termini declinati al femminile, li percepisci come non gradevoli. È perché non c’è l’abitudine, che se si parla di portiera non si pensa all’atleta dello sport ma ad un altro mestiere”.

La Uisp per questo vuole “mettere in campo delle buone pratiche. Non c’è solo un problema di linguaggio ma anche di spazio, spesso e volentieri, infatti, i social, le testate, la televisione danno poco spazio allo sport al femminile”, ha aggiunto Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp. Perciò, secondo Manuela Claysset, responsabile delle politiche di genere Uisp, si deve ripartire “da questi punti sanciti assieme a Giulia Giornaliste per cercare di fare sempre di più e sempre meglio”, per costruire “un mondo plurale e amichevole tra i sessi e i generi”, ha concluso Marina Cosi, presidente Giulia Giornaliste.

“Sono i valori tecnici spettacolari, agonistici, le capacità stilistiche che noi abbiamo il dovere di enfatizzare, null’altro. Credo francamente che questa sia la strada maestra”, ha chiosato Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei Giornalisti.

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