di Giusy Mercadante e Vincenzo Giardina
ROMA – Saranno giorni decisivi, i prossimi, per arrivare a un accordo definitivo tra Ucraina e Russia. Donald Trump ha fatto sapere di voler porre fine alla guerra “in due settimane o meno”. Una posizione che già il Segretario di Stato, Marco Rubio, aveva ribadito in un’intervista rilasciata alla Nbc. “Non possiamo continuare a dedicare tempo e risorse a questo progetto se non si concretizza”, ha detto.
Si preme, quindi, per una risoluzione. Secondo il presidente degli Stati Uniti, a tal proposito, Zelensky sarebbe pronto a cedere la Crimea e accelerare il cessate il fuoco, specialmente dopo i numerosi attacchi di questi giorni (nel Kursk in particolare).
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Se il presidente ucraino si è dimostrato “più calmo” dopo il faccia a faccia avvenuto in Vaticano, lo stesso non si direbbe per l’omologo russo. In un post su Truth, Trump ha messo in dubbio le buone intenzioni di Mosca – e sui continui attacchi – ha scritto: “Non c’era motivo per Putin di lanciare missili contro aree civili, città e paesi, negli ultimi giorni. Mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, mi sta solo prendendo in giro“. Il presidente americano ha, così, rinnovato l’appello “cessare gli spari, sedersi e firmare un accordo”.
Il colloquio con Zelensky, invece, “Penso che l’incontro sia andato bene, vedremo cosa succederà nei prossimi giorni”, aveva detto Trump.
Nel frattempo, la Corea del Nord ha confermato per la prima volta il sostegno alla Russia nella guerra contro l’Ucraina con l’invio di truppe nel Kursk per ordine diretto del leader Kim Jong-un. Una mossa che rientra nel trattato di mutua difesa firmato lo scorso anno.
Intanto, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio hanno avuto un colloquio telefonico per ribadire “l’importanza di consolidare i presupposti che stanno emergendo per avviare negoziati”, “con l’obiettivo di concordare su un percorso affidabile verso una pace sostenibile a lungo termine”.
È “imprescindibile” per la Russia il riconoscimento internazionale della sua sovranità non solo sulla Crimea ma anche sulle province di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, in un’intervista con la testata brasiliana O Globo. Il testo della conversazione è stato pubblicato anche sul sito del dicastero, a Mosca.
Lavrov è intervenuto in un momento delicato, segnato dall’incertezza sulla possibilità dell’avvio di un negoziato tra la Russia e l’Ucraina dopo l’incontro di sabato in Vaticano tra i presidenti Donald Trump e Volodymyr Zelensky.
Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, ha ribadito oggi che Mosca è pronta a trattare con Kiev. Secondo il responsabile, citato dall’agenzia di stampa Tass, “la volontà della parte russa è già stata affermata più volte, confermata dal presidente Vladimir Putin”. Peskov ha detto del desiderio di Mosca di “avviare un processo negoziale con l’Ucraina senza condizioni preliminari per arrivare a una soluzione pacifica”.
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