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Tra musica ed emergenza, la Sardegna celebra ‘Sa die’

Dal governatore Christian Solinas un appello all'unità: "La rievocazione sia un modello di condotta per evitare di ripercorrere gli errori della storia"

Pubblicato:28-04-2021 16:18
Ultimo aggiornamento:28-04-2021 16:18
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celebrazioni sa die sardegna
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CAGLIARI – Pandemia e crisi economica -non poteva essere altrimenti- al centro delle celebrazioni oggi nel Consiglio regionale sardo di “Sa die”, la festività che dal 1993 ricorda la sommossa dei vespri del 28 aprile 1794. Ma anche musica, quella dei Tazenda che hanno eseguito l’inno sardo ufficiale ‘Procurade ‘e moderare’ e quello “non ufficiale” ‘A Diosa’, più conosciuta come ‘Non potho reposare’. E infine polemiche, perché questa mattina, a girare per i corridoi del Palazzo, c’era anche la troupe di Piazzapulita, il programma di Corrado Formigli, giunta nell’isola per sentire il governatore Christian Solinas, probabilmente sul “caso Sardara” e sulla legge di riorganizzazione dello staff della giunta.

I lavori dell’aula sono stati aperti dal presidente del Consiglio regionale, Michele Pais: “Oggi è la giornata di noi sardi, della nostra Sardegna, una giornata di celebrazioni, di riflessione, di grande unità- le parole di Pais-. Perché Sa die de Sa Sardigna ci deve richiamare a valori comuni di unità e di condivisione, deve essere un momento di incontro e di confronto in cui il popolo sardo celebra i valori più alti della sua cultura e della sua storia millenaria”. Purtroppo, prosegue, “anche Sa Die di quest’anno è minata dalla difficile situazione sanitaria, dalla pandemia che ha sconvolto ogni nostra abitudine, condizionando anche occasioni alte e importanti come questa. Il 28 aprile deve essere anche l’opportunità per riflettere sul momento storico che attraversiamo, sulla nostra situazione economica e sociale, sul nostro essere sardi. E deve rappresentare ogni anno un punto di partenza: come nel 1794 scacciando il Viceré e i funzionari piemontesi si mandarono via, idealmente, i soprusi e le sopraffazioni, oggi l’unità del nostro popolo è fondamentale nell’affrontare il momento drammatico che sta attraversando la nostra isola per contenere la catena dei contagi e per pensare alle modalità per ripartire tutti uniti”.

Dopo la relazione di Antonello Angioni, componente del Comitato per Sa Die de Sa Sardigna, sono intervenuti i presidenti dei gruppi consiliari. Qualche stoccata al presidente della giunta regionale, in aula, è arrivata dai capigruppo di opposizioni: “L’isola non ha superato l’emergenza sanitaria- le parole di Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti- anzi, a livello nazionale, sui media di tutto il Paese, è considerata come un luogo insicuro e mal gestito, più di quello che è in realtà. Questa non è Autonomia, non è forza, è essere abbandonati in una scialuppa alla deriva, è crogiolarsi nella propria solitudine. Da fiero oppositore, chiedo al presidente Solinas di ritrovare la sua autorevolezza, abbiamo necessità di un presidente autorevole che porti le istanze dei sardi laddove queste rischiano di essere calpestate”.


Quindi l’intervento di Solinas, ‘storico’ nella prima parte, decisamente politico nella seconda: “Credo che oggi più che mai, davanti a certe insopportabili strumentalizzazioni e mistificazioni, si debba compiere in quest’aula il passaggio del rito da celebrazione a paradigma, da semplice rievocazione de ‘Sa die’ a un modello che ci dia una condotta per evitare di ripercorrere gli errori della storia. Sa die ha segnato l’apice dei vespri sardi, con la cacciate del Vicerè e dei piemontesi, ma ha subito però una restaurazione molto più feroce di quella che si avrà nel resto d’Europa con il Congresso di Vienna. In questa vicenda c’è da considerare l’altra faccia della medaglia: la saldatura tra i motti del 28 aprile e la spinta anti feudale, ebbe un epilogo ben preciso, la sconfitta di tutti i sardi, del quale dobbiamo avere il coraggio di parlare. Quella sconfitta fu il frutto del tradimento e del discredito che alcuni ben identificati ceti familiari dell’isola gettarono sui chi governava quella fase rivoluzionaria”.

Quindi il passaggio politico: “Quando nei tempi d’oggi si lamenta la perdita di autorevolezza della Sardegna, quando le sedute di quest’aula sono costellate dal tentativo di screditare il Consiglio e il presidente della Regione, penso sia necessario fare una riflessione e provare a dire la verità. Da quando è stato istituito il sistema dei colori, la Sardegna nei numeri è la regione che ha avuto meno settimane di chiusure e zona rossa di tutta Italia“. Non solo, “è quella che ha stanziato maggiori risorse proprie aggiuntive per ristorare cittadini e imprese- sottolinea Solinas- è una regione assolutamente in linea con i target e gli obiettivi che ci ha assegnato gestione commissariale sui vaccini, al punto che nei giorni scorsi ci è stato detto di non andare oltre perché diversamente sarebbe venuto a mancare l’approvvigionamento di fiale”. La Sardegna, aggiunge il governatore, “è anche quella che ha vaccinato prima di tutti il personale sanitario, 40.000 soggetti, perché era lì che avevamo i maggiori problemi ed è quella che ieri ha chiamato 14.000 soggetti considerati fragili e fragilissimi avendo una risposta positiva solo da 3.800 di questi. Ecco, oggi bisogna riconoscere e dire la verità”.

Prosegue Solinas: “Se vogliamo che non sia un’ora sterile perduta nella celebrazione di un pezzo della nostra storia dobbiamo recuperare il senso della verità e capire che lo scontro politico deve giocarsi sul terreno dei dati oggettivi e non delle strumentalizzazioni. Non ha senso allora chiamare oggi gli ‘aiuti esterni’, come avvenne 300 anni fa, per rappresentare una Sardegna poco autorevole, in panne e in piena emergenza sanitaria. Chiamare da oltremare qualcuno perché faccia trasmissioni televisive per dipingere la Sardegna in un modo diverso da quello che è, non è certo il modo per restituire autorevolezza alle istituzioni, e per dare risposte ai sardi. Credo che il senso di questa giornata, di questa Die, sia trarre un paradigma di comportamento che coinvolga tutte le forze politiche sul piano della verità e dell’oggettività”.

Infine un passaggio sui fondi del Recovery: “Io ho provato, sul Pnrr, a coinvolgere l’aula, ma cerchiamo di inquadrare bene il tema. Il governo ha individuato missioni e sotto missioni di carattere generale, la fase in cui queste risorse verranno calate su progetti specifici sarà governata con specifici accordi di programmi. Il presidente Mario Draghi proprio ieri ha detto in Parlamento che per queste attività sono stanziati 90 miliardi di euro sul totale del Piano. Il resto lo Stato ho deciso di gestirlo in maniera diretta con le sue controllate e partecipate. Questo è il contesto di riferimento da cui non si può prescindere”.

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