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Il Sole come non lo avete mai visto, grazie a Solar Orbiter

Nel corso della missione Esa-Nasa sono scattate immagini che mostrano aspetti finora mai ripresi della stella a noi più vicina. Grazie anche al contributo dell'Italia

Pubblicato:28-03-2022 12:36
Ultimo aggiornamento:28-03-2022 12:38

Foto @ESASolarOrbiter
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(Foto Twitter @ESASolarOrbiter)

ROMA – È la stella a noi più vicina, ma così in dettaglio mai nessuno l’aveva vista prima: il 7 marzo il Sole è stato fotografato due volte, da due diversi strumenti a bordo della missione Esa-Nasa Solar Orbiter. In entrambi i casi, le immagini mostrano aspetti finora mai ripresi. Una è stata scattata dall’Extreme Ultraviolet Imager (Eui) e riprende l’intero disco solare e la corona con la più alta risoluzione di sempre. L’altra è opera dello Spectral Imaging of the Coronal Environment (Spice), mostra il Sole nella sua interezza ed è la migliore degli ultimi 50 anni, spiegano dall’Esa.

LE IMMAGINI DEL SOLE

Lo scatto del Sole ripreso dal telescopio Eui di Solar Orbiter si compone di ben 25 immagini, scattate nell’arco di circa quattro ore. Per ciascuna di loro, ci sono voluti almeno dieci minuti di puntamento e posa. Il risultato è straordinario: il Sole appare con una definizione comparabile a quella di un schermo tv 4K. Vengono immortalati anche i pennacchi che emettono gas dalla corona solare nello Spazio, creando i fenomeni noti sotto il nome di tempeste dello ‘space weather’. Lo strumento Spice di Solar Orbiter nasce invece per mappare il Sole dalla corona fino alla cromosfera, in un ‘gioco’ di colori e temperature che promette di svelare alcuni misteri della nostra stella. Uno su tutti: come mai la temperatura aumenta salendo di strato in strato, anziché diminuire come ci si aspetterebbe. Quello che di solito succede è che la temperatura diminuisce mano a mano che ci si allontana da un oggetto caldo. Sul Sole, invece, la corona raggiunge milioni di gradi Celsius, mentre la superficie rimane sui cinquemila gradi. Uno dei compiti di Solar Orbiter è spiegarci perché.


LA POSIZIONE DI SOLAR ORBITER

Solar Orbiter ha ripreso queste immagini mentre intersecava la linea Sole-Terra e questo permetterà un confronto con quelle che vengono scattate dal nostro pianeta. Il 26 marzo la sonda ha raggiunto il primo perielio del suo viaggio. Si è avvicinata al Sole come non mai. La sua posizione è all’interno dell’orbita di Mercurio, il pianeta del Sistema Solare più vicino al Sole, e questo le permette di scattare immagini della nostra stella alla più alta risoluzione possibile. Non solo. Grazie a questa posizione, Solar Orbiter può anche registrare dati sul vento solare, che spinge particelle fuori dal Sole. Piano piano inizierà a spostarsi per riprendere le regioni polari, mai osservate prima.

LA MISSIONE SOLAR ORBITER

La missione Solar Orbiter fa parte del programma europeo Cosmic Vision ed è partita nel febbraio 2020 da Cape Canaveral. Tra i suoi obiettivi, ci sono le misurazioni del vento solare e del campo magnetico della nostra stella, l’indagine sul ciclo dell’attività solare e quella sui meccanismi che influenzano lo ‘space weather’. Per fare questo si avvale dell’aiuto di dieci strumenti, quattro a bordo della sonda che viaggia intorno al Sole e sei sulla Terra.

IL RUOLO DELL’ITALIA

L’Italia partecipa alla missione Solar Orbiter con diversi contributi. Tra gli strumenti del carico scientifico di Solar Orbiter, ci sono il coronografo Metis – nato grazie al lavoro dell’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) e con il supporto dell’Agenzia Spaziale italiana (Asi), con contributi internazionali – e la Data Processing Unit del Solar Wind Analyzer. Metis è stato realizzato da Thales Alenia Space, che ha fornito alla missione, tra le altre cose, anche il potente scudo termico che la proteggerà dal Sole. All’interno del Solar Wind Analyzer (Swa) si trova la Data Processing Unit, nata in Italia nei laboratori di Techno System. Lo scopo scientifico è vedere cosa c’è nel vento solare. La durata della missione è prevista fino al 2025.

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