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A Roma la mostra ‘Exodus’ sul tema dei migranti, gli esperti a confronto

Leone (Agite): "Iniziativa è riuscita a decollare"

Pubblicato:28-03-2019 13:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:17
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ROMA – Gli esodi e le migrazioni sono uno dei temi più scottanti della nostra epoca. La storia del mondo però è una storia di continua migrazione, “dall’esodo del Mar Rosso, agli italiani che si spostarono oltreoceano fino ai profughi della Yugoslavia che Safet Zec raffigura”, ha spiegato Giovanni Brauzzi, diplomatico, già ambasciatore italiano in Giordania. Proprio dalle opere di Zec infatti, esposte presso l’oratorio di San Francesco del Caravita a Roma fino al 31 luglio, si sviluppa l’incontro che si è svolto stamattina: ‘Exodus. Le cinque domande: Chi? Che cosa? Quando? Dove? Perché?’.

Nel portare avanti questo progetto “abbiamo riscontrato diverse difficoltà di budget ma grazie alle diverse collaborazioni l’iniziativa è riuscita a decollare. La mostra ha un senso soprattutto se accompagnata da incontri come quello di oggi, legati alla tematica dell’esodo, soprattutto perché il momento particolare in cui siamo lo richiedeva”. Così Claudio Leone, presidente Agite, ha aperto l’iniziativa che ha affrontato il tema delle migrazioni a 360 gradi, passando per le storie dei minori stranieri non accompagnati fino allo sviluppo sostenibile, tema centrale per abbattere il crescente fenomeno delle migrazioni climatiche.


Sugli esodi “si crea consenso politico-economico e intanto per chi migra le sofferenze si moltiplicano”, ha riflettuto Luca Attanasio, giornalista Vatican Insider. Dati alla mano infatti, nell’ultimo anno sono emigrate quasi 260 milioni di persone, con un aumento di circa il 40% rispetto al 2000. “Nel 2018- ha continuato Attanasio- i migranti forzati hanno raggiunto i 69 milioni e quest’anno sono stati già superati i 70”.

LE CAUSE DELL’EMIGRAZIONE

Le persone emigrano secondo quattro criteri fondamentali: la speranza di poter tornare a casa, la lingua, la religione e le poche risorse disponibili, motivo per cui, ha spiegato Attanasio, “i flussi maggiori vanno verso la Turchia, il Pakistan, l’Uganda e il Libano”. In Italia nel 2018 sono 23.000 gli sbarchi e se “raffrontiamo questo dato con la popolazione italiana, statisticamente come sociologicamente vuol dire zero”

Un dato importante infatti, è quello dello scollamento tra realtà effettiva e percezione delle migrazioni, di cui l’Italia, secondo i dati dell’Eurobarometro, risulta vincitrice. “Ci sentiamo accerchiati”, ha detto Attanasio, ma basta seguire le statistiche dell’Unhcr per scoprire che “fra i paesi che accolgono maggiormente i migranti c’è solo un paese europeo ed è la Germania a seguito dell’accoglienza dei siriani ad opera di Angela Merkel”. 

Si è parlato anche dei costi di questi viaggi, che a causa delle inesistenti vie legali di spostamento, arrivano a costare anche 15.000 di dollari, “con viaggi che durano all’infinito, interrotti perché i migranti sono costretti a lavorare come schiavi per pagare la tranche successiva del loro viaggio”, ha concluso il giornalista. 

Altro punto fondamentale è il tema dello sviluppo sostenibile e delle responsabilità italiane che “sono enormi sul disastro in Yemen. Lì le armi acquistate dall’Arabia Saudita sono tutte, nessuna esclusa, italiane”, ha ribadito Gianni Bottalico, coordinatore lotta alla povertà, di Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). 

“L’accordo sul clima della comunità internazionale ha fissato 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030 e la stragrande maggioranza avrà un impatto molto forte su povertà, sanità, fame e diseguaglianze”, ha continuato Bottalico. Tra i 17 punti “almeno 15 riguardano i migranti e per questo è necessario forgiare un patto che non rappresenti un ideale politico bensì un impegno morale”, ha fatto eco Padre Fabio Baggio, sottosegretario del Vaticano per i Profughi e i Migranti. 

Baggio ha riflettuto poi sulle indicazioni del Santo Padre: “Bisogna sfatare il falso mito della migrazione oltreoceanica perché la maggior parte dei flussi africani avviene, ad esempio, all’interno del continente”. Ci sono persone costrette da trent’anni in campi profughi, come i Rohingya, popolazione molto cara a Papa Francesco che ha visitato assieme a Baggio il campo che li ospita. “Sono 930 mila le persone che vivono lì da più di trent’anni. Le ho viste. Ci sono addirittura terze generazioni nate nel campo profughi”, ha raccontato Baggio. 

Sono quattro i momenti su cui poi il Santo Padre ha posto l’accento: accogliere, proteggere, promuovere le potenzialità delle persone che arrivano e infine integrare, che ha sottolineato Baggio “è il percorso più difficile nel lungo termine. È un processo bidirezionale, io perdo qualcosa di me, mettendomi in gioco, per accogliere invece qualcosa dell’altro. Qualcosa che mi fa essere diverso, e qui lo dico che mi fa essere di più. Dopo l’incontro con l’altro non sarò mai di meno, sempre di più”, ha concluso. I prossimi appuntamenti dei cicli di incontri organizzati nell’ambito della mostra di Safet Zec, saranno martedì 9 aprile alle 18 “Sbarcare in Europa”, giovedì 11 si affronterà ancora il tema dei Minori stranieri non accompagnati e martedì 16 aprile “La zattera”, in cui si parlerà delle ‘boat people’ ai tempi del Vietnam.

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