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Intitolata una sala del Mipaaf a Paola Clemente, morta nei campi

nei campi, dice il marito, "il guadagno e' considerato più importante del valore della vita"

Pubblicato:28-03-2017 16:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:03

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ROMA  – E’ stata intitolata oggi una sala del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a Paola Clemente, la bracciante pugliese morta nei campi nell’estate 2015.

“La morte di Paola fu una sciagura, ma anche un monito per il Parlamento”, che capí che non si poteva più “ignorare quello che avviene nelle nostre campagne”, ha commentato la presidente della Camera Laura Boldrini durante l’inaugurazione.

“Paola morì di fatica, malore e ritardi– ha ricordato Boldrini- poi il primo maggio dell’anno dopo scesi in quelle campagne e trascorsi coi braccianti di quella zona. Sentii racconti drammatici in quei giorni che mi riportavano al lavoro forzato, schiavitù, umiliazioni, violenze, ricatti”. Di fatto, sostiene Boldrini, “si stava tradendo il primo articolo della nostra Costituzione, stracciato via da aziende che se ne approfittano. Tornai a Roma con la consapevolezza che tutti stavamo facendo finta di nulla e ho pensato di non voler stare zitta, in fondo silenzio e inazione sono complici”. Boldrini ha poi ricordato l’approvazione definitiva della legge sul caporalato. “Era il 18 ottobre e mi sento dire che fu una buona legge- sottolinea- anche perché fu pressoché unanime, solo 25 astenuti. Ero in aula quella sera e ricordo con emozione le luci verdi sul tabellone che si illuminavano l’una dopo l’altra”.


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IL MARITO DI PAOLA CLEMENTE: “NEI CAMPI IL DENARO VALE PIU’ DELLA VITA”

“E’ un gesto importante la dedica di una sala e una targa per mia moglie, un gesto che ricorda tutte le vittime morte sui campi, le molte vite spente e le famiglie lacerate. Mia moglie ha perso la vita perché e’ stato sottovalutato il malore ma anche perché nei campi il guadagno e’ considerato più importante del valore della vita. ‘Siediti su quella cassetta, quando ti passa riprendi a lavorare’, così ti dicono”. A dirlo è Stefano Arcuri, marito di Paola Clemente.

“Il mio- prosegue- e’ il dolore di un marito che non vede più tornare la moglie da lavoro e a cui non e’ stata detta tutta la verità. Perché c’e’ anche omertà e silenzio su tutto, su stipendi, malori, trasporti. Silenzio e bugie anche sulla morte. Non possiamo rassegnarci a questo sistema radicato, dobbiamo farlo per noi e i nostri figli. Voglio giustizia nel rispetto di chi lavora, per dare senso a questa targa, alla mia Paola” . La targa recita così: ‘Sala Paola Clemente, perché l’impegno per la legalità e i diritti nel lavoro agricolo continui sempre’.

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