“Il 7 ottobre 2023 gli israeliani applicarono il Protocollo Hannibal, e spararono su tutti: Hamas e civili”

Le forze israeliane confermano le voci di stampa: la controversa direttiva consentiva di aprire il fuoco indiscriminatamente pur di scongiurare il rapimento di soldati vivi

Pubblicato:28-02-2025 14:50
Ultimo aggiornamento:28-02-2025 15:49

netanyahu
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ROMA – Dopo mesi di voci e dichiarazioni, le forze armate israeliane confermano l’uso del “Protocollo Annibale” in risposta agli assalti dei commando di Hamas del 7 ottobre 2023, in seguito alla quale sono morte 1200 persone e altre 240 catturate e portate a Gaza in ostaggio. Come riferisce il Jerusalem Post citando un rapporto dell’esercito, intorno alle 10.30 del mattino l’aeronautica militare ha diramato l’ordine ai militari operativi nel sud di Israele di applicare “Hannibal”, una controversa direttiva introdotta diversi anni fa e poi abolita nel 2016, ideata per consentire di aprire indiscriminatamente il fuoco sui civili e i militari, pur di scongiurare il rapimento di soldati vivi.

La testata sostiene che ai piloti sarebbe stato dato l’ordine di sparare “contro qualsiasi cosa si muovesse” lungo il confine tra Israele e la Striscia di Gaza. “L’Aeronautica militare- scrive la testata- stava portando avanti l’operazione ‘Spada di Damocle’ – un nome in codice rivelato per la prima volta solo ieri – per colpire molti comandanti di Hamas e il loro quartier generale intorno alle 10:30 del mattino del 7 ottobre 2023, proprio mentre stava eseguendo la ‘Direttiva Annibale’ per abbattere qualsiasi cosa si muovesse attorno al confine tra Israele e Gaza”.

Da mesi la stampa israeliana si interroga sull’uso del Protocollo Annibale. A luglio, Haaretz ha pubblicato un’inchiesta in cui, citando documenti militari e testimonianze dei soldati operativi quel giorno, concludeva che alti ufficiali della Divisione di Gaza avessero ordinato ai piloti di “usare tutti i mezzi necessari per impedire i rapimenti”, anche se ciò avrebbe messo a rischio la vita dei civili.

La testata nella sua inchiesta riferiva di tre attacchi contro altrettante postazioni militari. Non fu però in grado di chiarire se ci fossero state vittime. Haaretz inoltre riferì che, poco prima delle 11:30, sarebbe stato emesso un ordine secondo cui “nessun veicolo doveva tornare a Gaza” da Israele, per il timore che trasportasse degli ostaggi. “Una fonte anonima del Comando meridionale” scrive il Times of Israel citando la stessa inchiesta, “ha confermato ad Haaretz che l’ordine sarebbe stato emesso perché ‘tutti sapevano ormai che tali veicoli avrebbero potuto trasportare civili o soldati rapiti’. La stessa fonte ha aggiunto che, sebbene non ci siano stati casi in cui un veicolo che trasportava israeliani rapiti sia stato consapevolmente attaccato, ‘non si poteva realmente sapere se ci fossero persone del genere a bordo di un veicolo'”.

Più in generale, il report diffuso stamani dalle Forze armate di Israele contiene una ricostruzione dettagliata dell’operazione scattata il 7 ottobre in risposta all’aggressione di Hamas. Dati che l’opinione pubblica chiedeva da tempo, sostenendo che tante famiglie al confine con Gaza quel giorno sarebbero state lasciate sole e in balia dei miliziani.

Il quadro che emerge dal rapporto è quello di “un fallimento di proporzioni storiche”, come avrebbe commentato un funzionario stando all’agenzia Jewish Telgraphic. Questo perché, mentre Hamas poté contare su “5mila combattenti”, al confine con Gaza “erano di stanza 767 soldati israeliani”. Inoltre, “l’intelligence militare israeliana avrebbe ignorato anni di avvertimenti” rispetto alla pericolosità del gruppo politico-militare.

Nei mesi successivi all’attacco, l’agenzia evidenzia che “il capo di stato maggiore, il capo del comando meridionale e il capo dell’intelligence si sono tutti dimessi o hanno annunciato che lo avrebbero fatto”. Ynet invece scrive che il primo ministro Netanyahu, a sua volta sotto accusa per la gestione di quell’aggressione, continuerebbe a bloccare “la formazione di una commissione d’inchiesta statale, che necessariamente indagherebbe sulla squadra politica guidata da Netanyahu”.

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