NEWS:

Gli studenti subsahariani in Tunisia: “Clima di paura”

Kwongang (Aesat): "Bisogna fare attenzione e non uscire di casa"

Pubblicato:28-02-2023 12:17
Ultimo aggiornamento:01-03-2023 12:29
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

Foto di Chahd lina شهد لينا

 
 

ROMA – “Aspettiamo che le autorità della Tunisia rispondano ai nostri appelli e intanto invitiamo tutti gli studenti originari dei Paesi dell’Africa subsahariana a fare molta attenzione e a evitare di uscire di casa: c’è un clima di paura, si sono verificati arresti di universitari regolarmente residenti e si moltiplicano i casi di aggressione da parte di cittadini comuni”. L’istantanea da Tunisi è di Christian Kwongang, presidente dell’Association des Etudiants et Stagiaires Africains en Tunisie (Aesat), organizzazione che tutela e rappresenta studenti e tirocinanti africani che vivono in Tunisia.

L’intervista con l’agenzia Dire si svolge mentre nel Paese si susseguono notizie di arresti di migranti residenti “in forma illegale nel Paese”. Solo nella giornata di sabato, secondo fonti della direzione generale della Guardia nazionale, 151 migranti sono stati arrestati in dieci regioni. Secondo quanto denunciano l’Aesat e altre organizzazioni di rappresentanza della diaspora africana nel Paese, quattro studenti ivoriani in Tunisia grazie a un borsa di studio nell’ambito di un accordo di cooperazione fra i due governi e uno studente gabonese sono stati aggrediti nella capitale nel finesettimana.


Gli episodi giungono dopo le parole del presidente Kais Saied, che due settimane fa, parlando al Consiglio di sicurezza nazionale, ha riferito di una necessità di limitare in modo drastico l’immigrazione illegale dai Paesi dell’Africa sub-sahariana, il cui “obiettivo non detto è quello di alterare la demografia tunisina, privando la sua identità delle sue componenti arabe e musulmane, e facendone un Paese solo africano”. Questa tendenza, nella visione del presidente, sarebbe addirittura il frutto di un vero e proprio “accordo criminale siglato a inizio di questo secolo”, come riportano media tunisini indipendenti.

Movimenti della società civile tunisina sono scesi in piazza ieri per esprimere solidarietà nei confronti dei migranti e il loro rifiuto di politiche giudicate razziste. Il portale di notizie indipendente Meshkal ha rilanciato foto e video che riprendono centinaia di persone in corteo. “C’è un atmosfera di paura, sentiamo che la situazione può degenerare da un momento all’altro”, avverte Kwongang, originario del Camerun e studente a di una università di Tunisi. Due i nodi più critici secondo il dirigente: gli arresti di studenti regolari e l’aumento della violenza anche nelle strade.

“Stiamo lavorando nel mettere insieme tutte le testimonianze che riceviamo”, spiega il presidente. “Quando uno studente viene arrestato cerchiamo di andare direttamente alle istituzioni competenti e cerchiamo anche di farci accompagnare da diplomatici e personale delle varie ambasciate, con il fine di provare che sono studenti e di farli liberare”. “Sfortunatamente”, aggiunge il dirigente, “non possiamo essere ovunque e abbiamo osservato già una serie di violazioni in nostra assenza. Ad esempio, i falsi verbali in arabo che gli studenti sono costretti a firmare per il sequestro dei cellulari, quando arrivano in questura”.

Il presidente dell’Aesat riferisce di non voler commentare le parole del capo dello Stato, essendo quella che presiede “un’organizzazione apolitica”. Premesso questo, Kwongang evidenzia che “è dovere dello Stato proteggere tutte le persone che risiedono legalmente sul suo territorio”.
Fra le priorità c’è quella di “frenare la disinformazione sui migranti che corre sui social network”, spiega il presidente. “Ci sono molte storie inventate tese a stigmatizzarci, anche i migranti regolari”.

La differenza fra persone di cittadinanza straniera presenti in Tunisia in modo conforme alla legge e fra i cosiddetti irregolari, nella ricostruzione di Kwongang, non sembra neanche interessare “i tanti cittadini comuni che intimidiscono e minacciano gli studenti, le bande di giovani nei quartieri popolari che li prendono di mira”. Il presidente denuncia: “Per loro siamo solo neri”.
Il percorso da perseguire, una volta minacciati, sarebbe quello di recarsi alla polizia. Come ribadisce Kwongang, però, anche le forze dell’ordine “arrestano pure persone trovate in possesso della loro documentazione e a loro volta intimidiscono”.

Questa violenza e più in generale diffidenza sarebbero rivolte “anche alle persone tunisine che ci sostengono”, aggiunge Kowongang. La Tunisia, ritenuta partner strategico dell’Unione Europea e dell’Italia nel controllo dei flussi migratori, come recentemente sottolineato anche dal ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani in una visita nel Paese, ospita circa 21mila migranti originari dell’Africa subsahariana, stando a dati dell’Institut National de la Statistique (Ins) rilanciati dalla ong Forum Tunisien pour les Droits Économiques et Sociaux (Ftdes).

Le critiche alla politica di controllo dell’immigrazione presunta illegale avvengono poi in un contesto di più ampia mobilitazione contro il capo dello Stato, accusato in sostanza da società civile e opposizioni di aver condotto un golpe a partire dal luglio 2021, quando ha avviato una serie di contestate riforme dell’ordinamento tuinisino.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it