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Tg Ambiente, edizione del 28 febbraio 2023

Si parla di smart working ed emissioni; orso polare; rifiuti nei fondali marini; tonno rosso

Pubblicato:28-02-2023 15:31
Ultimo aggiornamento:28-02-2023 15:31
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SMART WORKING, STUDIO ENEA DIMOSTRA RIDUZIONE EMISSIONI

Il lavoro a distanza permette di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno per lavoratore, il 40% in meno rispetto all’emissione pro-capite per l’Italia nel 2018, con notevoli risparmi in termini di tempo (circa 150 ore), distanza percorsa (3.500 km) e carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio). È quanto emerge da uno studio ENEA sull’impatto ambientale dello smart working a Roma, Torino, Bologna e Trento nel quadriennio 2015-2018 e pubblicato sulla rivista internazionale Applied Sciences. I valori riportati si riferiscono a lavoro a distanza per 2 giorni a settimana per un totale di 100 giorni l’anno. In Italia i trasporti sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni totali nazionali di gas ad effetto serra e quasi tutte (93%) provengono dal trasporto su gomma, con le automobili a fare la parte del leone, il 70%. Ogni giorno di lavoro a distanza permetterebbe di evitare 6 kg di emissioni dirette in atmosfera di CO2 e risparmiare 85 megajoule di carburante pro capite. Ma i benefici ambientali non si fermano qui: l’analisi ha evidenziato una riduzione anche di ossidi di azoto, monossido di carbonio e PM10. Inoltre, per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di smart working il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili, usando mezzi pubblici, andando a piedi o in bicicletta.

ARTICO SI SCALDA A RITMO RECORD, ORSO POLARE A RISCHIO

L’Artico si sta riscaldando circa tre volte più velocemente di qualsiasi altra parte del Pianeta, e la copertura della calotta polare si riduce in media del 13% ogni dieci anni. Gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per riprodursi e cacciare, ma se i trend di fusione delle calotte polari e la scomparsa di habitat idonei proseguiranno con il trend degli ultimi decenni, alcuni studi ipotizzano che in soli 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione di questa specie. Il WWF lancia l’allarme per questa specie diventata simbolo di un cambiamento climatico catastrofico. Le più recenti stime contano tra i 22.000 e i 31.000 individui in natura. E già ora alcuni dati sono drammatici: la popolazione di orso polare della baia di Hudson (Canada) ha già subito una riduzione del 30% fra il 1987 e il 2017. Insomma, il più grande carnivoro terrestre è anche uno degli animali più minacciati dagli impatti del cambiamento climatico, subito dopo, il futuro a rischio è quello di noi esseri umani. Negli ultimi 40 anni abbiamo perso circa 2 milioni di km2 di ghiaccio marino: un’area più estesa delle superfici di Alaska e California messe insieme. Secondo molti scienziati è molto probabile che entro il 2050 ci saranno estati artiche completamente prive di ghiaccio marino.

GOLFO ASINARA, 97-732 RIFIUTI PER KM2 FONDALI

Reti a strascico, attrezzi da pesca persi o abbandonati, lenze, tramagli, nasse. Questo, in parte, il triste bottino che il mare, in circa un anno e mezzo, ha restituito ai ricercatori ISPRA, impegnati in prima fila nel progetto Mo.Ri.Net Monitoraggio, censimento, raccolta e avvio al riciclo delle reti fantasma, in partenariato con PolieCo, Università degli Studi di Siena, aree marine protette Isola dell’Asinara e Capo Carbonara. Il progetto è nato con l’intento di rimuovere i rifiuti marini, in particolare reti perse o impigliate o parti di esse, precedentemente identificati e geolocalizzati, in due aere Pilota. Nel Golfo dell’Asinara sono stati trovati mediamente 97 oggetti/km2, con un massimo di 732 oggetti/km2, ma in alcune cale – per la precisione 4 su 37 – nessun rifiuto è stato rilevato. Valore che risulta basso se confrontato con altre aree italiane del Mediterraneo, dove sono stati condotti monitoraggi simili, ad esempio nel Golfo di Venezia sono stati trovati mediamente 567/576 oggetti/km2 in monitoraggi svolti tra il 2014 e il 2015. Purtroppo i rifiuti recuperati non sono risultati idonei al riciclo poiché il lungo tempo di permanenza sul fondo ha determinato che fossero colonizzati da diversi organismi incrostantiche ne hanno fatto perdere le caratteristiche tecniche idonee.


GUARDIA COSTIERA SEQUESTRA OLTRE 1 TONNELLATA TONNO ROSSO

Nave Gregoretti della Guardia Costiera ha sequestrato un imponente quantitativo di tonno rosso nel corso di un’ispezione a un peschereccio della marineria siciliana, a 60 miglia a est di Catania. Il controllo ha fatto scoprire la presenza a bordo di 267 esemplari di tonno rosso, tutti al di sotto della taglia minima prevista e pescati illegalmente in assenza di una quota autorizzata. Il pescato, per un quantitativo complessivo di circa 1.100 kg, è stato sequestrato e sbarcato a Riposto. A bordo del peschereccio sono stati, inoltre, individuati e sequestrati anche 6 esemplari di pesce spada tagliati in pezzi, allo scopo di rendere più complessa la misurazione della loro lunghezza e tentare di eludere la sanzione prevista dalla normativa in materia di sottomisura. Il prodotto sequestrato è stato interamente devoluto in beneficenza al Banco Alimentari. Sequestrati anche gli strumenti di pesca utilizzati per la cattura illecita del pescato, i palangari derivanti. Elevate multe per oltre 35mila euro.

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