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VIDEO | Due anni di scuola formazione Ail, raggiunti 600 volontari

L'Ail traccia il bilancio di tre anni di attività della scuola nazionale di formazione per i volontari che prestino assistenza ai pazienti ematologici

Pubblicato:28-02-2023 17:28
Ultimo aggiornamento:01-03-2023 12:24

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ROMA – La scuola nazionale di formazione promossa da Ail, l’associazione italiana contro leucemie linfomi e mieloma, compie due anni. Nata nel 2019 e sostenuta dal contributo non condizionante di Pfizer e AstraZeneca, la scuola taglia il traguardo del primo biennio con numeri importanti, come i 600 operatori già raggiunti, ma anche con l’ambizione di formare tutti i volontari che prestano assistenza ai pazienti ematologici. I risultati sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa a Firenze dai vertici di Ail e da un relatore d’eccezione come Stefano Zamagni, presidente della pontificia accademia delle scienze sociali.

Quello che viene presentato, spiega alla Dire il presidente nazionale dell’associazione, Giuseppe Toro, “è un bilancio nettamente positivo di un’esperienza pensata tre anni fa. Prima sono stati formati 67 formatori, quindi psicologi dell’Ail, poi da due anni nonostante la pandemia sono stati fatti oltre 47 corsi e sono stati formati 600 volontari. L’obiettivo è formare tutti i nostri 15 mila volontari”.

L’itinerario scelto, d’altra parte, intende valorizzare e sintetizzare alcune prassi virtuose conosciute a livello territoriale. “Tante sezioni svolgevano già autonomamente la formazione- ricorda Toro- abbiamo messo insieme tutta questa ricchezza”. Il corso di base prevede tre giornate di lavoro ogni due settimane con una formazione di base tenuta da psicologi formatori e volontari esperti oltre a colloqui e incontri di tutoraggio riservati alle nuove leve.


La didattica, nello specifico, si concentra sull’approfondimento di alcuni temi scientifici e psicologici, norme igienico sanitarie, oltre che della struttura di Ail. Un successivo monitoraggio, invece, accompagna l’opera prestata dai volontari nei successivi tre-quattro mesi in modo da verificarne il potenziamento di competenze nella gestione dei pazienti: dall’accoglienza fino al supporto domiciliare. In questa ottica il numero uno di Ail si sente di indirizzare un messaggio anche al governo: “È importante chiedere in questo momento un impegno maggiore sul sostegno psicologico ai malati oncoematologici, purtroppo gli psicologi sono presenti spesso negli organici dei reparti, ma sono gli ultimi a essere assunti”.

Di pari passo l’associazione punta su uno stretto raccordo con la ricerca scientifica. Si muove in questa direzione, pertanto, il corso di aggiornamento lanciato dalla sezione fiorentina sulle novità diagnostiche e terapeutiche delle malattie del sangue: dal trapianto di cellule staminali alle cellule Car-T. “È molto importante che le enormi novità sviluppate negli ultimi anni siano conosciute dal volontario- spiega il presidente di Ail Firenze Alberto Bosi- perché il volontario è un alleato dell’assistenza complessiva del paziente ematologico. Deve essere a conoscenza di tutte queste novità, per questo a Firenze oltre alla scuola nazionale abbiamo curato questo aspetto più scientifico per rendere più completa la formazione”.

Esperienze che si sente di benedire, cioè di cui dire letteralmente del bene Zamagni, come precisa parlando con la Dire: “Mai come in questo momento una scuola di formazione per il volontariato che si dedica specificamente alle malattie ematologiche è di straordinaria rilevanza– aggiunge- perché il principio che non possiamo mai dimenticare è che il bene va fatto bene. Il bene fatto male, diventa male. Vuol dire che non basta la buona intenzione del volontario che dona il proprio tempo all’ammalato, bisogna che lo faccia secondo modalità adeguate alle caratteristiche del servizio al quale si dedica. Ecco perché serve una scuola di formazione. In passato si pensava che bastasse il buon cuore, la buona volontà, questa rimane fondamentale, ma non è sufficiente. Bisogna che vada di pari passo con la capacità di intervenire sulle situazioni di bisogno dell’ammalato”.

L’esperienza portata avanti da Ail deve toccare ogni provincia italiana, sostiene Zamagni. Ed è anche la meta a cui ambisce l’associazione che, come ricorda la coordinatrice del tavolo tecnico di Ail, Ilenia Trifirò, è impegnata per rendere permanente la formazione: “Siamo in una fase di implementazione del progetto- conferma- questo è l’anno della svolta”.

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