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‘Chiusi per ferie’, gli hotel di Firenze pensano a un rimedio anti-coronavirus

La situazione a Firenze "è drammatica", con pochissime camere occupate e sempre più disdette. Federalberghi sta pensando di mandare in ferie il personale per limitare i danni

Pubblicato:28-02-2020 13:30
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:04
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ROMA – L’albergo è “chiuso per ferie”. Nei giorni del coronavirus potrebbe succedere anche questo a Firenze. Lo spiega alla ‘Dire’ il presidente cittadino di Federalberghi, Francesco Bechi. “La situazione è drammatica, non solo per noi ma anche per i trasporti, penso agli ncc, o per il commercio”. Poche, pochissime camere occupate, un calo drastico delle prenotazioni e così alcune strutture ricettive “in questo momento preferiscono mandare il personale in ferie. Si stanno attivando per far sì che questa fase generi il minor danno economico possibile”.

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Già questa mattina, rivela, “sei, sette strutture stavano facendo questo tipo di valutazione. E probabilmente altri si accoderanno: è un segnale chiaro, non banale”. In pratica c’è chi sta ragionando su un blocco dell’attività in attesa che si riveda “la luce della ripresa”, anche se “ad oggi è difficile individuarne le tempistiche”. Certo, spiega Bechi, si tratta di società “in grado, anche a livello finanziario, di sostenere percorsi di questo tipo”. Per questo, sottolinea allargando il discorso, ai tavoli nazionali “stiamo lavorando per avere ammortizzatori sociali”.


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Tra le categorie del settore “è stata siglata, infatti, una richiesta comune, che portiamo al ministro Franceschini, per chiedere un rifinanziamento dei fondi della cassa integrazione, elemento importante per sostenere sia le aziende che i lavoratori”. C’è poi il piano locale: Palazzo Vecchio, ieri, con la Cosap rimandata al 30 giugno ha fatto “un gesto di disponibilità. Però”, così come è venuto fuori ieri in Città metropolitana, “chiediamo l’istituzione di un fondo di garanzia, che possa diventare uno strumento per sostenere l’accesso al credito, e una moratoria sui mutui, per la parte capitale e per gli interessi”.

Inoltre “abbiamo chiesto di utilizzare parte della tassa di soggiorno su una forte campagna di comunicazione in cui ribadire che le destinazioni Firenze e Italia sono sicure. Dobbiamo mandare un messaggio assolutamente positivo e vero, quello della totale normalità“. E qui Bechi si scaglia sulla comunicazione: “Abbiamo fatto il miglior marketing per quei Paesi attorno a noi, abbiamo alimentato la destinazione Europa. Per fare sensazionalismo ci siamo sparati alle tempie“.

Una stima esatta del danno economico per ora non c’è. Ci sono cifre parziali, “come il milione di euro perso in cancellazioni in 30 alberghi“, ma che rappresentano “una piccolissima parte” dell’intero sistema. Anche perché “le cancellazioni stanno avvenendo a ridosso dell’evento, e febbraio così come marzo sono mesi di bassa stagione. Il grande problema, invece, sta nella mancanza di nuove prenotazioni, da un lato; dall’altro nel numero di cancellazioni future, visto che è possibile farlo a ridosso dei giorni prenotati. Posso solo dire, quindi, che il danno sarà enorme“.

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