La “rampa degli ebrei”: qui comincia la visita delle scuole di Roma ad Auschwitz-Birkenau

La seconda giornata del Viaggio della Memoria comincia con la deposizione di una pietra da parte del sindaco Gualtieri alla Judenrampe. "Questo è un luogo di morte, siamo qui per non dimenticare"

Pubblicato:28-01-2025 12:05
Ultimo aggiornamento:28-01-2025 12:05

viaggio della memoria 2025
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AUSCHWITZ – Una pietra sulla Judenrampe, il binario dove arrivavano i treni carichi di deportati, per ricordare le vittime dell’orrore nazista. Parte da qui la visita al campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau delle scuole di Roma che partecipano al Viaggio della Memoria, organizzato da Roma Capitale con la Città metropolitana insieme alla Fondazione Museo della Shoah. Questa mattina con i 142 studenti e studentesse, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, indossando la fascia tricolore, ha deposto la pietra sul vagone in ferro e legno rimasto a testimonianza.

LE PIETRE SUL VAGONE

“Voglio davvero ringraziarvi tutti. Questo luogo deve essere considerato parte integrante del sistema museale di Auschwitz-Birkenau e deve essere il punto di partenza della visita. Qui tocchiamo il suolo dove arrivavano i treni carichi e veniva fatta una rozza e cinica selezione tra chi doveva lavorare e chi doveva morire, dove si sbattevano i neonati contro i camion. È un luogo di morte”, ha detto Gualtieri parlando con le classi.
Dopo il primo cittadino, che ha deposto anche dei fiori, anche il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun – che ha suonato lo Shofar “in ricordo di tutti gli ebrei di Roma che hanno perso la vita qui” – e il presidente della Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia, hanno deposto una pietra sul vagone in ferro e legno.

I TRE “TESTIMONI DELL’ORRORE”

A rappresentare i testimoni dell’orrore, quest’anno, tre giovanissimi: la nipote di Leoncino, ebreo romano deportato il 16 ottobre, la nipote di una donna polacca deportata a Birkenau per aver aiutato degli ebrei, e un ragazzo rom, a ricordare tutti i rom che sono arrivati qui. Con loro, lo storico della Shoah Marcello Pezzetti ha spiegato che la Judenrampe ha cominciato a funzionare nel marzo del 1942, fino al maggio del 1944. “Qui avveniva lo scarico dei deportati e la loro selezione sulla base delle loro necessità. Chi non serviva, andava direttamente alla morte. I nazisti hanno accolto qui gli ebrei deportati del 16 ottobre. Li chiamavano ‘gli ebrei del Papa’. Era la prima volta che arrivavano gli ebrei da Roma e volevano vederli”, ha raccontato.
I sopravvissuti sono stati soltanto 16, e l’unica donna a sopravvivere è stata Settimia Spizzichino. I neonati del 16 ottobre- ha detto ancora- sono stati messi in un lenzuolo e sbattuti contro le pareti dei camion, dove saliva chi doveva andare direttamente alla morte”. Qui, ha detto Pezzetti, sono arrivate le sorelle Bucci e anche Shlomo Venezia.


VILLETTE CON PISCINA E VISTA SUI “BINARI DELLA MORTE”, LO STORICO: “LUOGO DA TUTELARE”

Arrivando al binario, si notano case normalmente abitate, con giardini, altalene e anche un laghetto artificiale con un cigno finto. “Hanno dato loro il permesso di costruire e il fatto che noi veniamo qui dà loro molto fastidio. Dovrebbero andare via”, ha detto Pezzetti, secondo il quale “le visite devo partire da qui che è il luogo iniziale della tragedia”.
Un appello raccolto da Gualtieri: “C’è la necessità di impegnarsi per tutelare questo sito come luogo di commemorazione e non come un luogo dove si fanno i barbecue e ci sono le case. È una profanazione e condivido l’appello di Marcello Pezzetti. E se è una profanazione- ha detto il sindaco- la presenza di queste case è anche qualcosa che ci fa riportare alla mente la normalizzazione della Shoah nelle vite di allora. Questa orribile commistione tra vita quotidiana e Judenrampe è quasi un documento di com’era allora: il genocidio degli ebrei, lo sterminio dei rom e delle minoranze avvenuti all’interno di una presunta vita quotidiana normale. E questa banalità del male va sempre ricordata perché ci dice che il male può tornare”.
Per il sindaco “essere qui e scendere in questo abisso è importantissimo. Quel mondo non tornerà solo se tutti noi ci sforzeremo di non dimenticare. È stata una battaglia edificare e tenere viva la memoria, è stata una grande conquista e questo deve continuare. È fondamentale per la nostra civiltà- ha detto alla platea silenziosa di giovanissimi- non c’è nulla di più importante per il nostro futuro che questa cosa non svanisca, magari costruendo case e ristoranti. Dobbiamo rendere omaggio a chi con impegno ha consentito di edificare e far vivere questa memoria concreta dei luoghi indispensabile perché quello che è accaduto non deve svanire”.

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