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Quirinale, gelo nel Centrodestra: “prendere atto” del Mattarella bis

Il film della quinta giornata di votazioni

Pubblicato:28-01-2022 21:55
Ultimo aggiornamento:28-01-2022 21:55

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ROMA – Più che le votazioni per il Presidente della Repubblica, quelle andate in scena oggi al Senato sono state un rito catartico. Maria Elisabetta Alberti Casellati, la seconda carica più alta dello Stato, è stata immolata sull’altare delle contraddizioni del centrodestra. Un risultato ben al di sotto delle aspettative, accolto con un sospiro di sollievo da parte di quasi tutto il Parlamento. Che è poi tornato al punto di partenza: Sergio Mattarella.

Ma lei, Casellati, che per l’occasione indossava lo stesso vestito che portava il giorno dell’elezione alla presidenza del Senato, sembra crederci veramente. Dalla mattina, per il transatlantico, si rincorrono le voci di chiamate a parlamentari del gruppo misto, di un accordo sottobanco con Conte o con gli ex M5s di Alternativa C’è.

La tensione in aula è palpabile. Per scongiurare sorprese, M5s, Pd e Leu scelgono la via dell’astensione mentre i parlamentari di Italia Viva non si fanno vedere. E sugli scranni, penna e tabelle excel alla mano, un manipolo di deputati di tutti i partiti tiene il conto di chi c’è e chi no. Ma l’apertura delle urne infrange presto le ambizioni di Casellati, visibilmente nervosa. Settantuno i franchi tiratori, che al suo nome hanno preferito scrivere quello dei vari Tajani, Berlusconi o Cartabia.


Fuori dall’aula, il centrodestra va in tilt. Meloni accusa la parte ‘moderata’ della coalizione di tradimento e Salvini rivendica la lealtà della Lega mentre corre a riaprire il dialogo con gli alleati. Non quelli di coalizione, ma di governo.

E mentre partono le riunioni fiume per trovare una soluzione all’impasse, i parlamentari tornano nell’emiciclo. Le indicazioni sono le solite, scheda bianca o astensione. E’ l’umore ad essere cambiato. Come scolari a ricreazione, i deputati formano gruppetti, ridono e scherzano. Casini, altro nome in lizza per il Quirinale, raggiunge un gruppo di deputati di Pd e Lega. A guardarli, non si direbbe che, solo poche ore prima, la loro maggioranza fosse sull’orlo del collasso.

La ricreazione, però, non suona per tutti. Giorgia Meloni arriva per ultima, e attende il turno per votare con i ritardatari. Si incrocia con il governatore della Liguria Giovanni Toti, e in aula cala il gelo. Nessuno sguardo, nessun saluto. I due alleati si ignorano, come se fossero già ‘ex’.

Ma la spaccatura del centrodestra non è l’unica cosa che rimane di questa giornata. Alla fine si ricomincia a contare le schede e Sergio Mattarella raddoppia i voti rispetto a ieri: oggi sono 336. E mentre fuori Montecitorio ricomincia la riffa dei nomi, dal Partito Democratico arriva una nota che sa di sentenza: “Invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del Presidente Mattarella”

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