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VIDEO | Primario Santobono: “Nessun allarme per sindrome post-Covid nei bambini”

"Se diagnosticata precocemente e trattata correttamente non dà grossi problemi" rassicura il direttore della Uoc Pediatria 2 dell'Aorn Santobono-Pausilipon di Napoli

Pubblicato:28-01-2021 18:27
Ultimo aggiornamento:28-01-2021 18:29

direttore santobono_ Luigi Martemucci
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NAPOLI – “Nella seconda ondata, che in Campania ha portato un aumento dei casi di Covid, il numero di bambini positivi è cresciuto, ma pochi di loro hanno avuto bisogno di ricorrere a terapie intensive. La maggior parte è stata curata e seguita veramente bene a domicilio dai pediatri di famiglia”. Lo spiega alla Dire Luigi Martemucci, direttore della Uoc Pediatria 2 dell’Aorn Santobono-Pausilipon di Napoli. “Quello che abbiamo riscontrato e che è stato segnalato recentemente anche dai media – prosegue – sono alcuni casi di patologie legate ad una sindrome infiammatoria multisistemica che si manifesta a distanza di uno o due mesi dall’infezione da Covid. Si tratta – avverte il primario – di un evento abbastanza raro, se rapportato all’incidenza della patologia da Covid di cui non abbiamo a disposizione nemmeno numeri completi perché molti bambini sono stati trattati a casa”.

Questa situazione “ha determinato – insiste – un particolare allarme, ma è bene precisare che si tratta di una sintomatologia che decorre abbastanza bene e non dà assolutamente grossi problemi”. Martemucci ricorda come “all’inizio della pandemia i colleghi di Bergamo avevano posto l’accento su quella che veniva definita sindrome di Kawasaki in corso di Covid. Già in quei mesi c’erano grossi dubbi che potesse trattarsi effettivamente di quello perché aveva delle caratteristiche cliniche un po’ diverse. Dopo abbiamo capito che si trattava, in realtà, di quella che noi definiamo Mis-c, sindrome infiammatoria multisistemica post Covid, che una volta che abbiamo sensibilizzato i pediatri a stare attenti a questa patologia, una volta che viene diagnosticata precocemente, viene trattata e non dà grossi problemi”. Una parte importante del lavoro è stata quella di “avvertire dell’esistenza della sindrome che presa in tempo, trattata secondo i protocolli già esistenti e ben precisi, non ci ha dato – conclude – grossi problemi”.

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