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Napoli, docenti liceo Pansini: “Ritorno al 100% o scuole restino in Dad”

Scrivono a Mattarella, Conte, Azzolina e De Luca contestando la decisione di far riprendere le lezioni in presenza agli studenti delle superiori al 50%, previsto in Campania da lunedì 1 febbraio

Pubblicato:28-01-2021 12:31
Ultimo aggiornamento:28-01-2021 12:32

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NAPOLI – “Delle due l’una: o garantire a docenti e studenti un ritorno in presenza al 100% e in sicurezza, previa somministrazione dei vaccini, oppure assumersi la responsabilità civile e politica di certificare l’impossibilità di implementare la didattica in presenza e lasciare che le scuole superiori restino in Dad”. È il passaggio conclusivo di una lettera che i docenti del liceo classico Adolfo Pansini di Napoli hanno indirizzato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, all’assessora regionale all’Istruzione Lucia Fortini e al sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

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Gli insegnanti del Pansini contestano la decisione di far riprendere le lezioni in presenza agli studenti delle superiori al 50%, previsto in Campania da lunedì 1 febbraio. “Per molti istituti – si legge – significa metà dei ragazzi in classe e metà a casa: chi propone questo non ha chiaramente idea alcuna di cosa stia parlando. Per mesi i pedagogisti hanno ripetuto fino allo sfinimento che la didattica a distanza e quella in presenza impongono la ricezione e l’attuazione di due paradigmi radicalmente diversi. All’indomani della conversione in Dad, il corpo docente si è subito attrezzato per utilizzare le nuove tecnologie, per ripensare la didattica alla luce del medium informatico, nelle scuole si è lavorato come forsennati per elaborare nuove disposizioni didattiche e darsi differenti e più performanti strumenti di lavoro. Qualcuno dovrebbe dunque spiegarci perché si è preteso un simile sforzo, visto che la didattica 50-50 oggi vigente lo contraddice in toto, imponendo di fatto al docente (che è uno, non doppio, vorremmo ricordarlo) di rivolgersi nelle stesse modalità a chi è in classe e chi è a casa. La didattica 50-50 semplicemente non funziona: colloca gli studenti in una condizione di disparità di accesso alla didattica, a cui il docente realisticamente non può (e metodologicamente non deve) far fronte”.


I DOCENTI: “CRISI PANDEMICA HA MESSO IN LUCE CRITICITÀ GIÀ ESISTENTI”

I docenti del Pansini denunciano tutte le difficoltà del sistema scolastico, ricordando che “la scuola di Stato era sull’orlo del collasso ben prima della crisi pandemica, che ha avuto il solo ma ineludibile pregio di acuirne e renderne più visibili le criticità. Sono decenni che assistiamo ai tagli all’istruzione, decenni che andiamo avanti non grazie, ma nonostante le “riforme della scuola”, che hanno riformato poco, ma hanno distrutto tanto”. “Bisognava essere consapevoli di questo quando la pandemia ci ha raggiunto e muoversi di conseguenza. Sarebbe stato necessario ricordare – evidenziano – che moltissime scuole non hanno edifici né sistemi di areazione a norma, che non hanno riscaldamenti efficienti, né personale sufficiente, che le classi contano anche 27 alunni e le aule sono ridicolmente piccole, che i ragazzi non si materializzano nel banco mediante un tubo catodico, ma sono quotidianamente costretti a raggiungere gli istituti stipati come bestie in autobus o vagoni-metro sempre insufficienti, che nei bagni mancano persino sapone e carta igienica”. I docenti sottolineano “con fermezza che la Dad è stata, è e deve restare una misura emergenziale, volendo con ciò stroncare sul nascere ogni malsana tentazione di metterla a sistema. Eppure, malgrado questo, non vediamo quale altra opzione ci sia al momento”.

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