ROMA – Kobe Bryant, la stella dell’Nba, prematuramente scomparsa due giorni fa in un incidente in elicottero, era molto legato all’Italia. La leggenda dei Los Angeles Lakers è infatti cresciuto nel Bel Paese dove è vissuto dai 6 ai 13 anni di età. Nato il 23 agosto del 1978 a Filadelfia, negli Stati Uniti, si trasferisce ben presto in Italia per seguire suo padre Joe Bryant, giocatore di basket che militò in squadre italiane. Proprio per questa ragione Bryant si spostò in diverse città della penisola durante la sua infanzia, formandosi a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e infine Reggio Emilia.
Nel 2018 la leggenda dell’NBA si è aggiudicato l’Oscar per il miglior corto animato con Dear Basketball. In quell’occasione ha deciso di ringraziare sua moglie Vanessa e le figlie Natalia, Bianca e Gianna Maria (morta anche lei nell’incidente in elicottero di due giorni fa) dichiarando il suo amore nei loro confronti in italiano.
C’è un triste episodio di questi giorni che sottolinea l’importanza della comunanza di studio che attraversa le frontiere. Tutto il mondo dello sport, ogni continente, è rattristato dalla morte di Kobe Bryant, con una tristezza che ha il fondamento non soltanto per la sua capacità e la sua popolarità, ma, per il nostro Paese, perché si era formato qui, nelle nostre scuole elementari e medie”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2019-2020 dell’Università del Sannio. “E la comunanza di studi è quella che, al di sopra e molto di più dei legami politici istituzionali ed economici, lega davvero l’umanità attraverso i suoi confini. In questa stagione – ripeto – di incertezze internazionali, la comunanza di rapporti umani che si crea con gli studi in comune è l’antidoto ai pericoli che attraversa la comunità internazionale”, ha concluso Mattarella.
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