Il 2020 dell’Africa: “È una pentola che bolle”

Esperti a confronto nella sede della Società geografica italiana, che ha ospitato un incontro su prospettive economiche e sociali del continente

Pubblicato:28-01-2020 15:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:54

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ROMA – L’Africa è una pentola che bolle. La metafora, del sociologo camerunense Jean-Marc Ela, è stata ispirazione e riferimento durante un incontro ospitato oggi dalla Società geografica italiana, al Palazzetto Mattei a Villa Celimontana, dedicato alle prospettive del continente nel 2020. In sala si sono susseguiti interventi e analisi di esperti, diplomatici e imprenditori che la regione subsahariana e la sponda sud del Mediterraneo le conoscono e vivono da anni.

“Ognuno nella sua capanna ha la propria pentola che bolle sul fuoco ma solo alla fine si saprà se la pietanza sarà buona e se a mangiarla saranno davvero gli africani e gli amici dell’Africa” ha detto Jean Leonard Touadi, consulente della Fao, scrittore e professore. È sua la prima citazione di Ela. Al Palazzetto Mattei ha parlato in qualità di nuovo presidente del Centro relazioni con l’Africa della Società geografica italiana invitando il nostro Paese a “riscoprire la sua vocazione” per il continente e a cogliere le opportunità di “proiezione geopolitica” nel rispetto però dei principi di cooperazione e co-sviluppo.

“La sfida per l’Africa – ha sottolineato Touadi – sono l’imprenditoria locale, la diversificazione economica e i partenariati mirati, perché quando non sai cosa vuoi di te stesso sei a rimorchio degli interessi di altri”. Temi rilanciati dai giornalisti del mensile Africa e affari, organizzatori dell’incontro. “Una fotografia istantanea del continente semplicemente non si riesce a fare – ha detto Gianfranco Belgrano, direttore editoriale – perché la trasformazione è così rapida che nell’arco di pochi mesi le città cambiano in modo visibile“. Un dinamismo e un fermento evidenziati da Michele Vollaro, sempre di Africa e affari. “Le proteste di piazza e il premio Nobel sono state le immagini del 2019” ha detto, citando il riconoscimento conferito al primo ministro etiopico Abiy Ahmed e le manifestazioni popolari che hanno travolto lo spazio pubblico dall’Algeria al Sudan e fino allo Zimbabwe. Al centro delle analisi sia le dinamiche sociali che le prospettive economiche.

“Il continente resta la seconda regione del pianeta per crescita economica dopo l’Asia” ha sottolineato Massimo Zaurrini, direttore responsabile di Africa e affari. Nella sua analisi ci sono i numeri, ad esempio quelli del Fondo monetario internazionale, che per il 2019 ha stimato una crescita del Pil del 3,2 per cento e per il 2020 un rafforzamento fino al 3,6. In primo piano però anche a prospettive e chiavi di lettura, a partire dall’avvio dell’implementazione dell’area di libero scambio, nota con l’acronimo di Afcfta, previsto il 1° luglio 2020. Una dinamica evidenziata ancora da Touadi, con l’invito a tenere alta l’attenzione. “La Nigeria, la Costa d’Avorio e il Ghana aderiscono all’area di libero scambio ma nello stesso settore dell’Africa occidentale c’è anche la regione del Sahel” ha detto il presidente del Centro, in riferimento a incursioni e violenze da parte di gruppi ribelli in Mali, Niger e Burkina Faso. L’assunto è che geografia voglia dire oggi anche porosità di confini e spazi che mutano. “Dobbiamo avere – il monito di Toaudi – una consapevolezza accresciuta dello spostamento delle frontiere meridionali dell’Italia e dell’Europa”.

DAL MAGRO (CDP): “IMPEGNO PER INVESTIRE UN MILIARDO L’ANNO”

“Stiamo facendo di tutto per riuscire a impiegare un miliardo l’anno, su livelli che ci portano vicini ai principali Paesi europei”: lo ha spiegato oggi Giulio Dal Magro, responsabile dell’area Development Financing della direzione Cooperazione e internazionale di Cassa depositi e prestiti (Cdp).

Al centro dell’intervento di Dal Magro, il ruolo di Cassa depositi e prestiti prefigurato dalla legge 125/2014 che in Italia ha riformato il sistema della cooperazione allo sviluppo riconoscendo all’istituto la funzione di agente finanziario. “Cdp sta svolgendo il ruolo di banca di sviluppo che tutti i Paesi europei hanno e che l’Italia non aveva” ha sottolineato il dirigente. “Stiamo cercando di colmare un gap, dovuto alla mancanza di un operatore finanziario specializzato sulla cooperazione”. Secondo Dal Magro, i finanziamenti erogati da Cdp vanno sia a governi e organismi multilaterali che a imprese, “in settori tradizionali della cooperazione”, a partire da ambiente, energia e agri-business. “Questi fondi – ha evidenziato il dirigente – devono essere gestiti con un contenimento dei rischi perché si tratta di risparmi postali degli italiani”.

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