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Cultura. Torrenti: “Accesso più ibero ai beni culturali”

TRIESTE - "Rovesciare una superata concezione, chiusa e privatistica, del patrimonio culturale

Pubblicato:28-01-2016 16:59
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:51

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regione-fvg-sedeTRIESTE – “Rovesciare una superata concezione, chiusa e privatistica, del patrimonio culturale per rendere invece il più libero possibile l’accesso alla fruizione delle banche dati di proprietà pubblica di questo settore, fondamentale per il progresso della società”: così ha sottolineato l’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, aprendo oggi i lavori del convegno nazionale “Patrimoni culturali, sistemi informativi e open data: accesso libero ai beni comuni?”, che l’Istituto per il Patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia/Ipac ha organizzato a Trieste, nella sede del Consiglio regionale.

“La legge regionale sui beni culturali – ha continuato Torrenti – va esattamente in questa direzione. Siamo convinti che più si apre alla partecipazione democratica della conoscenza e più i cittadini sostengono i necessari processi di cambiamento“. Anche il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, ha sottolineato  a sua volta “l’importanza dei ‘giacimenti’ culturali che sono la vera ricchezza del nostro Paese”.

In un’aula affollata da docenti universitari, rappresentanti del ministero dei Beni e delle Attività culturali e Turismo (Mibact), ricercatori, tecnici informatici, molti dei quali provenienti da varie regioni d’Italia, i lavori sono poi proseguiti con l’intervento di Giuliano Volpe, presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali e autore di numerose pubblicazioni, l’ultima delle quali “Patrimonio al futuro”.


Volpe, partendo dall’articolo 9 della Costituzione (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”), non si è sottratto alle polemiche scatenatesi in tutta Italia in seguito alla riforma delle Soprintendenze avviata proprio in queste settimane dal ministro Franceschini. “La riforma in corso è strettamente legata al tema del convegno”, ha esordito, “in quanto non è meramente amministrativa, ma parte da un progetto culturale: questa è una riforma che cambia davvero le cose”.

Nell’intervento di Volpe e di altri relatori sono emersi con forza i concetti emergenti di una nuova visione del paesaggio come museo vivente dell’evoluzione culturale, palinsesto di paesaggi stratificati, patrimonio di immagini condivise.

Tra gli altri interventi, Angela Barbanente, del Politecnico di Bari, ha sottolineato la necessità di una tutela che non sia solo vincolistica ma che sia capace di esprimere progetti di trasformazione, mentre Luigi Fozzati, della Soprintendenza archeologia del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, ha evidenziato le difficoltà del passaggio dalla gestione dei dati cartacei a quella dei dati digitali, “dove c’è bisogno di una vera e propria ‘officina culturale’ per non affidare tutto all’informatico di turno”.

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