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VIDEO | A Napoli il corteo contro le violenze: “Basta armi, combattere la povertà educativa”

La manifestazione è l'ennesima risposta agli episodi delle ultime settimane in cui hanno perso la vita Emanuele Tufano, Santo Romano, Arcangelo Correra

Pubblicato:27-11-2024 17:04
Ultimo aggiornamento:27-11-2024 17:20

corteo napoli
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NAPOLI – Alcune migliaia di persone in corteo per chiedere di disarmare Napoli e liberarla dalle violenze. La manifestazione è l’ennesima risposta agli episodi delle ultime settimane, quando tre ragazzi – Emanuele Tufano, 15 anni, Santo Romano, 19, Arcangelo Correra, 18 – sono stati ammazzati da coetanei. Tre omicidi in 17 giorni: questo il motivo che ha spinto cittadini, associazioni, studenti, oltre 150 realtà operanti nell’area metropolitana a prendere posizione a dare vita a un movimento, “Liberiamo Napoli dalle violenze”, tornato in piazza anche oggi per chiedere a gran voce risposte alle guerre di camorra, alla delinquenza minorile, al dilagare di armi in possesso, spesso, di giovanissimi. Il corteo di questa mattina, partito da piazza Garibaldi, ha raggiunto la sede della prefettura di Napoli per chiedere un incontro durante il quale consegnare un documento rivolto alle istituzioni locali e nazionali.

“Quando muoiono dei ragazzi, in questa città – denuncia Mariano Di Palma, referente di Libera in Campania, ascoltato dalla Dire – si usano risposte immediate e molto di propaganda, invece serve una politica strutturale ed educativa nei quartieri, che curi e salvi le vite nei contesti di povertà educativa. Troppe armi, troppa violenza, troppa solitudine si respira in tanti quartieri popolari, un’aria da ghetto, un’aria molto chiusa, vanno costruite le condizioni per liberare le menti e le vite delle ragazze e dei ragazzi e delle loro famiglie. Questo ha bisogno di un percorso lento, però necessario, quindi servono risorse straordinarie per Napoli sul tema dell’educazione, dell’accesso alla cultura, anche un lavoro di intelligence molto forte sul tema del mercato delle armi illegali: ci sono troppe armi nelle case e nei quartieri popolari, troppo facilmente vengono vendute, troppo facilmente vengono acquistate. Bisogna fermare e spezzare questo ciclo di violenza, sapendo che non basta solo la misura repressiva, che pure è necessaria, ma serve una risposta strutturale che liberi le vite di questi ragazzi”.

Punto per punto le richieste formulate allo Stato, in ogni sua articolazione – dal Comune di Napoli alla Regione Campania, ai ministeri della Cultura, della Sanità, dell’Istruzione, dello Sport e dell’Interno – perché, spiegano dal movimento, “Il tempo del rimpallo delle responsabilità tra istituzioni è finito”. “C’è qualcuno – spiega alla Dire Giovanni D’Andrea, studente e attivista di Mezzocannone Occupato – che arma i ragazzi di Napoli e c’è qualcuno che non li educa. Noi abbiamo bisogno, innanzitutto, come presupposto fondamentale per disarmare Napoli, delle politiche educative, del welfare. Napoli è una città totalmente abbandonata dalle istituzioni e dalla politica e, quando ci sono situazioni di marginalità e di abbandono, è lì che la mancanza di cultura si traduce poi in un acuirsi delle violenze e della circolazione illegale delle armi”.


In testa al corteo un grande striscione con la scritta “Liberiamo Napoli dalle violenze. Vogliamo disarmo, welfare, diritti, lavoro, scuola, cultura” e diversi sono i messaggi rivolti a Santo Romano, il 19enne ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nella notte tra l’1 e il 2 novembre. Al corteo anche i parenti del ragazzo e di altre vittime innocenti come Annalisa Durante, Alberto Vallefuoco, Genny Cesarano, Luigi Sequino, Paolo Castaldi, oltre ai familiari di Mario Paciolla, il cooperante napoletano morto nel 2020 in Colombia.

MAMMA SANTO ROMANO IN PIAZZA: FINE PENA MAI PER ASSASSINO

“Mio figlio non tornerà più, però i minorenni che hanno sbagliato devono rimanere in carcere. Io chiederò il fine pena mai, sempre, fino alla fine dei miei giorni. Io non mi arrendo”. È questo il messaggio, raccolto dalla Dire, di Mena De Mare, la mamma di Santo Romano, partecipando al corteo “Liberiamo Napoli”. “Questo corteo – spiega Mena De Mare – ha significato tanto per me: la maggior parte di queste persone è venuta qui spontaneamente. Sono mamme, sono giovani, sono mamme che hanno paura che i propri figli non ritornino più a casa e sono giovani che vogliono vivere liberi. Napoli è una città bellissima e va vissuta tutta, non può esistere un posto in cui non si possa andare perché un bullo di 17 anni decide di scendere con la pistola. Lo Stato si deve muovere, deve alzare le pene, così i minori capiranno che non possono fare quello che vogliono”.

A sfilare, oltre a De Mare, tanti parenti e amici di Santo. Indossano magliette con una foto che li ritrae insieme al giovane ed espongono cartelli con la scritta “Eternamente il nostro numero 1”, a ricordare la sua passione per il calcio e il ruolo da portiere nel campionato di Eccellenza. Santo aveva 19 anni quando è stato ucciso a San Sebastiano al Vesuvio nella notte tra l’1 e il 2 novembre. A sparare e ferirlo mortalmente un ragazzo di 17anni, con il movente, come emerso durante le indagini, di una rezione per una scarpa sporcata da un pestone. E stringe forte una sneaker Simona, 17 anni, fidanzata di Santo, che grida tutta la sua rabbia al passaggio del corteo all’esterno della Questura di Napoli. “Santo – dice – è morto sotto ai nostri occhi, è morto in piazza, sotto al Municipio, davanti allo Stato. Lo Stato dove era a mezzanotte? Le forze dell’ordine dove erano? Io ho 17 anni anni, sono in piazza a piangere il mio fidanzato, di 19 anni. Diciannove anni per sempre, chi l’ha ucciso tra vent’anni uscirà fuori, continuerà a respirare, a vivere. Santo non vive più. Dov’è lo Stato? Quanti altri ragazzi devono morire?”.
Quando il corteo, partito da piazza Garibaldi, ha raggiunto la sede del Palazzo di Governo, un adesivo con la scritta “Santo vive” impressa su un cuore rosso è stato apposto sull’insegna che indica l’ingresso della prefettura di Napoli.

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