Tennis, in Arabia le Next Gen. Ma i piccoli Sinner sono già cresciuti

Il torneo è ormai snobbato dai migliori, ridotto a un laboratorio di regole astruse

Pubblicato:27-11-2023 15:08
Ultimo aggiornamento:27-11-2023 15:08
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ROMA – C’erano una volta Sinner, Musetti, Rune, Shelton e Alcaraz: persino Alcaraz, si narra, è stato un Next Gen. Ma i piccoli Sinner crescono così in fretta che lo stesso concetto di “next” è stato assorbito dal presente del professionismo mondiale. E il torneo che doveva garantire al sistema un laboratorio di novità sfruttando la giovinezza del talento è finito disinnescato, in esilio al King Abdullah Sports City di Jeddah. In teoria sarebbe l’ultimo evento della stagione, ma chi se ne accorge? Il torneo montato ad hype negli scorsi anni passati a Milano comincia domani e si chiuderà il 2 dicembre. C’è un premio in denaro da record: 2 milioni di dollari. Peccato che l’attenzione sia altrove. Alla tanta vituperata Coppa Davis rianimata dall’Italia di Sinner. E poi, un passo più in là agli Aus Open prossimi venturi. L’evento in Arabia Saudita è all’ultima spiaggia. I campioni del futuro sono già grandi a dispetto della carta d’identità. Avessero ascoltato il grande Rino Tommasi in tempi non sospetti: “I tornei junior del grande slam sono finiti il giorno in cui Boris Becker ha vinto Wimbledon a 17 anni”. Si sarebbero evitati il fastidio di pompare un torneo dal tabellone sempre più sconosciuto, montepremi anabolizzato, e regole a geometria variabile. La testa di serie numero uno è Fils, poi ci sono Stricker, Van Assche, Medjedovic, Michelsen e gli italiani Cobolli e Nardi, che è riuscito ad entrare grazie ai quarti di finale raggiunti a Kobe questa settimana. E la wildcard locale Abedallah Shelbayh.

Sarà la location, ma i migliori oramai disertano le Next Gen come non avessero fosse un domani. Negli ultimi anni la fisiologia del campione ha bruciato le tappe: i giovani vincono direttamente nel Tour. Di fatto svuotando il format: il torneo dei migliori under senza i migliori under. Soldi a parte, perché uno tipo Shelton dovrebbe trovare un posto in calendario per un torneo in cui ha tutto da perdere? Una volta passata la soglia critica del top 20, l’età è un dettaglio anagrafico: la categoria frequentabile non è più quella dei tornei giovanili. Per cui a trainare il torneo sono di volta in volta regole sempre nuove, fin nella minuzia. Per esempio da quest’anno hanno abolito il riscaldamento in campo: le partite inizieranno immediatamente dopo il lancio della monetina, chi vuole può fare il warm-up in un campo apposito, lì di fianco. Poi c’è un tetto massimo di otto secondi tra la prima e la seconda di servizio. L’intervallo tra i punti sarà ridotto da 25 a 15 secondi se il punto precedente si è concluso con meno di tre tiri. I giocatori indosseranno una serie di sensori in modo da tracciare i dati biometrici durante le partite. Un nuovo indice di fisicità, sviluppato da Tennis Data Innovations e Kinexon, catturerà lo sforzo fisico attraverso la tecnologia di tracciamento del giocatore e della palla. E gli allenatori a bordo campo potranno usare la piattaforma Tennis IQ appena lanciata, con le statistiche della partita aggiornate in tempo reale. La sedia dell’arbitro è stata abbassata per aumentare la visibilità dagli spalti (immaginiamo gremiti in ogni ordine di posto). Il tennis dei grandi nel frattempo è già migrato altrove. 

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