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“Terra, casa e lavoro”: l’appello del Papa da Nairobi

Papa Francesco è nella baraccopoli di Kangemi, a Nairobi, durante il terzo e ultimo giorno della sua visita in Kenya

Pubblicato:27-11-2015 10:18
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:38

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ROMA – “Abbiamo bisogno di andare oltre la mera declamazione di diritti che, in pratica, non sono rispettati, e attuare azioni sistematiche” per concretizzare il sacro diritto “alla terra, alla casa e al lavoro. Il cammino di Gesu’ e’ iniziato in periferia, va dai poveri e con i poveri verso tutti”. E’ questo uno dei passaggi piu’ importanti del discorso che Papa Francesco ha pronunciato questa mattina nella baraccopoli di Kangemi, a Nairobi, durante il terzo e ultimo giorno della sua visita in Kenya. (LEGGI ANCHE: Kenya, a Kangemi le sarte del Papa piangono di gioia)

papa francesco

Parlando nella chiesa di san Giuseppe Lavoratore, retta dai Gesuiti, il Papa ha in particolare ripreso il concetto di “saggezza dei quartieri popolari”. “Una saggezza- ha detto citando anche l’enciclica ‘Laudato si’‘- che scaturisce da ‘un’ostinata resistenza di cio’ che e’ autentico’ (Enc.’, 112), da valori evangelici che la societa’ del benessere, intorpidita dal consumo sfrenato, sembrerebbe aver dimenticato”.


“Vorrei rivendicare- ha quindi proseguito il Pontefice- questi valori che voi praticate, valori che non si quotano in Borsa, valori con i quali non si specula ne’ hanno prezzo di mercato”. “Mi congratulo con voi, vi accompagno e voglio che sappiate che il Signore non si dimentica mai di voi”, ha aggiunto, rivolto agli abitanti dello slum. “Riconoscere queste manifestazioni di vita buona che crescono ogni giorno tra voi- ha proseguito il Santo Padre- non significa in alcun modo ignorare la terribile ingiustizia della emarginazione urbana”.

Si tratta di ferite, ha specificato “provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate”. Ad essere denunciati in particolare sono stati i fenomeni dell’ingiustizia nella distribuzione della terra, oltre che del suo accaparramento a danno dei poveri e il mancato acceso ai servizi essenziali, in particolare all’acqua. “Negare l’acqua ad una famiglia attraverso qualche pretesto burocratico- ha affermato Francesco- e’ una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno”. Stigmatizzato anche il ruolo delle “organizzazioni criminali, al servizio di interessi economici o politici” che “utilizzano i bambini e i giovani come “carne da cannone per i loro affari insanguinati”. “Queste realta’ che ho elencato- ha continuato il Papa, citando anche l’esortazione postsinodale Ecclesia in Africa di san Giovanni Paolo II- non sono una combinazione casuale di problemi isolati. Sono piuttosto una conseguenza di nuove forme di colonialismo, che pretende che i paesi africani siano ‘pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco’”. Cio’ di cui ci sarebbe bisogno, ha invece esortato, sono “citta’ integrate per tutti”. Questa, ha concluso Francesco “non e’ filantropia, e’ un dovere morale di tutti”.

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