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Nelle Marche sempre meno lavoratori stranieri e con paghe più basse

Presentato il Dossier statistico Immigrazione 2022, Cgil: "All'assenza di un sistema di accoglienza rischia di rispondere un mondo sommerso"

Pubblicato:27-10-2022 16:32
Ultimo aggiornamento:27-10-2022 16:40
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ANCONA – Nelle Marche risiedono regolarmente oltre 127.600 stranieri pari all’8,6% della popolazione regionale: in calo di circa 2mila unità rispetto al 2020. Si va da una presenza che sfiora il 10% (9,7%) a Fermo al 6,7% ad Ascoli Piceno. Si tratta in prevalenza di donne, in una fascia di età perlopiù compresa tra i 30 e i 44 anni. Dati che sono emersi questa mattina durante la presentazione del 32esimo dossier statistico Immigrazione 2022 a cura del Centro studi e ricerche Idos, con un focus sulla situazione regionale e l’approfondimento sulla situazione lavorativa dei migranti elaborato da Ires-Cgil Marche su dati Inps.

CENTRO STUDI IDOS “ATTIVARE PERCORSI DI INCLUSIONE”

“Nelle Marche sono stati attivati percorsi di integrazione grazie al mondo confessionale, ai sindacati, ad alcuni enti locali, al vicinato e alla scuola- spiega Vittorio Lannutti del Centro studi e ricerche Idos- L’integrazione continua ma è un’integrazione fatta da alcune luci ed alcune ombre basti pensare ai tre gravissimi episodi violenti avvenuti negli ultimi 6 anni verso persone di origine straniera. Se prima si pensava potessero essere episodi isolati ora non lo sono più. Rispetto a questo diventa dunque indispensabile attivare percorsi di inclusione”.

L’8,9% DEI LAVORATORI IN REGIONE SONO STRANIERI

Su 127.606 residenti stranieri 97.076 sono cittadini non comunitari, che richiedono il permesso di soggiorno principalmente per ricongiungimento familiare. L’8,9% degli occupati è straniero così come il 10% delle imprese regionali. “E’ confermata la diminuzione costante del numero dei lavoratori migranti dipendenti e l’acuirsi delle diseguaglianze- spiega Rossella Marinucci della segreteria regionale Cgil- I lavoratori migranti si occupano solo in alcuni settori, principalmente quello agricolo, con qualifica operaia per l’85,8% dei casi e con retribuzioni medie annue, nel settore privato, pari a 12.517 euro ossia il 28% in meno della retribuzione media dei dipendenti italiani dello stesso settore”. La sindacalista marchigiana insiste sul fatto che ci sia una “segregazione occupazionale” da risolvere e affrontare. “Un sistema di accoglienza che manca- conclude Marinucci- a cui rischia di rispondere soltanto un mondo sommerso vicino allo sfruttamento quando non al caporalato. Serve urgentemente una soluzione”.


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