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ANCONA – Nelle Marche risiedono regolarmente oltre 127.600 stranieri pari all’8,6% della popolazione regionale: in calo di circa 2mila unità rispetto al 2020. Si va da una presenza che sfiora il 10% (9,7%) a Fermo al 6,7% ad Ascoli Piceno. Si tratta in prevalenza di donne, in una fascia di età perlopiù compresa tra i 30 e i 44 anni. Dati che sono emersi questa mattina durante la presentazione del 32esimo dossier statistico Immigrazione 2022 a cura del Centro studi e ricerche Idos, con un focus sulla situazione regionale e l’approfondimento sulla situazione lavorativa dei migranti elaborato da Ires-Cgil Marche su dati Inps.
“Nelle Marche sono stati attivati percorsi di integrazione grazie al mondo confessionale, ai sindacati, ad alcuni enti locali, al vicinato e alla scuola- spiega Vittorio Lannutti del Centro studi e ricerche Idos- L’integrazione continua ma è un’integrazione fatta da alcune luci ed alcune ombre basti pensare ai tre gravissimi episodi violenti avvenuti negli ultimi 6 anni verso persone di origine straniera. Se prima si pensava potessero essere episodi isolati ora non lo sono più. Rispetto a questo diventa dunque indispensabile attivare percorsi di inclusione”.
Su 127.606 residenti stranieri 97.076 sono cittadini non comunitari, che richiedono il permesso di soggiorno principalmente per ricongiungimento familiare. L’8,9% degli occupati è straniero così come il 10% delle imprese regionali. “E’ confermata la diminuzione costante del numero dei lavoratori migranti dipendenti e l’acuirsi delle diseguaglianze- spiega Rossella Marinucci della segreteria regionale Cgil- I lavoratori migranti si occupano solo in alcuni settori, principalmente quello agricolo, con qualifica operaia per l’85,8% dei casi e con retribuzioni medie annue, nel settore privato, pari a 12.517 euro ossia il 28% in meno della retribuzione media dei dipendenti italiani dello stesso settore”. La sindacalista marchigiana insiste sul fatto che ci sia una “segregazione occupazionale” da risolvere e affrontare. “Un sistema di accoglienza che manca- conclude Marinucci- a cui rischia di rispondere soltanto un mondo sommerso vicino allo sfruttamento quando non al caporalato. Serve urgentemente una soluzione”.
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