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Condannati i medici per la morte di Valentina Milluzzo, il papà: “Sono omicidi, ora altre donne si salveranno”

La ragazza morì incinta al quinto mese per sepsi emorragica tra atroci sofferenze

Pubblicato:27-10-2022 15:54
Ultimo aggiornamento:27-10-2022 15:54
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ROMA – “Aspettavamo questa condanna da sei anni ed è arrivata. I medici sono stati condannati per omicidio e questo servirà a salvare la vita di altre donne. In ospedale arrivano persone da salvare e chi sbaglia deve pagare. Certo non andranno in galera, la legge li protegge, ma questa condanna servirà”. Salvatore Milluzzo, alla Dire, commenta la condanna di primo grado a 6 mesi (con sospensione della pena) per concorso in omicidio colposo arrivata per i medici dell’ospedale Cannizzaro di Catania, dove la giovane Valentina Milluzzo, di 32 anni e incinta al quinto mese, morì il 16 ottobre 2016 tra atroci sofferenze, poco dopo avere perso i gemellini che portava in grembo. La donna era stata ricoverata il 29 settembre 2016 per una dilatazione anticipata dell’utero. Il peggioramento tra il 2 e il 5 ottobre, fino alla morte per una sepsi con crisi emorragica dovuta a un’infezione che, secondo la Procura e come ora stabilito dalla giudice Maria Teresa Calamita, non venne riconosciuta dai medici del nosocomio.
Erano imputati il primario di Ginecologia dell’ospedale Cannizzaro Francesco Scollo e cinque dirigenti medici: Silvia Campione, Giuseppe Calvo, Alessandra Coffaro, Andrea Benedetto Di Stefano e Vincenzo Filippello, l’anestesista Francesco Cavallaro. Sono stati assolti Scollo, Di Stefano e Cavallaro con la formula ‘perché il fatto non sussiste’.
Fulcro delle indagini il tampone vaginale eseguito il 10 ottobre, mai finito in cartella della povera Valentina, “che già attestava l’infezione in corso e che è stato fatto sparire- racconta il signor Milluzzo- per far pensare che la sepsi fosse sopraggiunta solo nelle ultime ore. Il tampone di quel famoso 10 ottobre è stato inviato in anonimo al nostro avvocato e così siamo andati in Procura”.

Milluzzo dopo anni di battaglia giudiziaria quasi non riesce a credere a questa sentenza.
Nella notte del 15 ottobre c’era stato il primo aborto, i familiari chiesero di procedere anche per il secondo feto, date le condizioni di Valentina con l’utero dilatato da giorni, febbre e atroci dolori. Il dottore Andrea Di Stefano – ora assolto – avrebbe replicato di non poter intervenire in quanto obiettore di coscienza. Va precisato che l’ospedale ha sempre smentito questa versione, in questo caso peraltro si sarebbe trattato di un aborto terapeutico necessario per salvare la vita alla donna.


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