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Disabile violentata a Enna, Dna conferma la paternità dell’operatore sanitario

Il 39enne, in carcere dal 7 ottobre, è accusato di avere violentato una ospite dell'oasi di Troina, istituto per la cura delle disabilità mentali

Pubblicato:27-10-2020 11:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:07

polizia
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PALERMO – Gli esami del Dna confermano al 99,9% che l’operatore sociosanitario di 39 anni accusato di avere violentato una ospite dell’oasi di Troina, istituto per la cura delle disabilita’ mentali in provincia di Enna è il padre del bambino tenuto in grembo dalla donna. L’uomo, che si trova in carcere dal 7 ottobre, avrebbe avuto un rapporto sessuale con la vittima che era stata affidata alle sue cure. L’esame del Dna, disposto dalla procura di Enna, è stato effettuato su un campione salivare dell’indagato che venti giorni fa aveva confessato tutto alla squadra mobile di Enna e ai pm.

Il Dna del nascituro è stato estrapolato dall’Eurofins Genoma Group srl grazie a tecniche di analisi all’avanguardia effettuate sul sangue della madre: grazie alle conoscenze scientifiche del laboratorio italiano, “è stato possibile – evidenziano gli investigatori – comparare il Dna dell’indagato prelevato dalla polizia scientifica con quello del nascituro, stabilendo, ad oggi, una compatibilità pari al 99.9%”. La polizia di Enna quindi evidenzia: “Questo significa che l’indagato è il padre del bambino”. Al momento della nascita verrà effettuata, comunque, un’altra comparazione per motivi medico-legale per ottenere un dato certo. Per gli investigatori l’esito del test del Dna rappresenta “un ulteriore passo in avanti” nelle indagini e permette di “escludere” la responsabilità, ad oggi, di altri soggetti. L’analisi, inoltre, secondo gli investigatori “rafforza l’ipotesi che l’indagato abbia reiterato nel tempo il reato di violenza sessuale”.

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La Procura ha inoltre incaricato due esperte, una neuropsichiatra e una psicologa, per accertare la capacita’ cognitiva della vittima. Le due consulenti in questi giorni hanno effettuato un’accurata visita della vittima, confermando quanto dichiarato dai testimoni alla squadra mobile: la “totale incapacità della ragazza a prestare qualsivoglia consenso nel consumare un rapporto sessuale”, poiché “la vittima riesce, con difficoltà, a rispondere ai bisogni primari“. Sono in corso accertamenti per verificare se l’uomo abbia avuto in affidamento altre donne presso l’Irccs Oasi di Troina. Al termine dell’analisi dei dati raccolti dalla Mobile, la Procura valuterà se disporre accertamenti di carattere sanitario per verificare l’esistenza di segni di violenza sessuale ai danni di altre ospiti della struttura.

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