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Coronavirus, Cgil: “Blocco licenziamenti, senza lavoro non si rilancia il paese”

Per la Cgil "le imprese che non hanno licenziato hanno potuto contare su misure di sostegno e politiche di rilancio"

Pubblicato:27-10-2020 09:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:07

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ROMA – “Il divieto di licenziamento si e’ accompagnato in questi mesi alla predisposizione da parte del governo di un sistema eccezionale e straordinario di ammortizzatori sociali finalizzato ad arginare la marea montante di una crisi che, in letteratura, non ha riferimenti. Ha rappresentato, cioe’, una misura senza precedenti a una situazione senza precedenti. I detrattori di questa iniziativa governativa, fortemente propugnata dalla Cgil, l’hanno criticata non leggendola nella reale sua portata e nel contesto in cui e’ nata”. Lo sottolinea Cristian Sesena, responsabile dell’Area della contrattazione e del mercato del lavoro della Cgil nazionale, in un intervento su Collettiva.it.

Per la Cgil “le imprese che non hanno licenziato hanno potuto contare su misure di sostegno e politiche di rilancio, oltre che alla non trascurabile opportunita’ di ricorrere a cassa integrazione e fondo integrativo salariale con modalita’ di accesso semplificate. È stato tempo guadagnato per cercare soluzioni, osservare le fluttuazioni di mercato, rimodulare il proprio business. Chi pensa che sia invece stato tempo perso dimostra che nessuna strada aveva in mente, sin dall’inizio, se non quella, davvero poco originale, di rispondere al calo dei fatturati con un lineare taglio del costo del lavoro”.

Ora osserva il sindacato guidato da Maurizio Landini, c’e’ “la necessita’ di prorogare questa norma di civilta’ fino alla fine dello stato di emergenza. Il naturale sbocco di questa esperienza deve essere una riforma degli ammortizzatori sociali costruita per governare l’emergenza, gestire la contingenza e successivamente strutturare un impianto di tutele improntato su universalita’, inclusivita’ e solidarieta’. È possibile evitare un impatto sociale allo stato non quantificabile, attraverso una strategia che metta al centro la persona, il suo diritto al lavoro e, tramite il lavoro, i suoi diritti di affermazione sociale e di cittadinanza. L’enfasi con cui la Cgil, assieme a Cisl e Uil, difende la necessita’ del blocco, non puo’ essere letta come atto di conservazione fine a se stesso, bensi’ come un elemento organico a una precisa strategia politica che punta alla costruzione di un modello produttivo diverso, in cui la salvaguardia occupazionale diventa perno di una nuova dinamica di interazioni fra impresa e lavoratori. Sappiamo- continua Sesena- che questa misura non potra’ essere sine die. Oltre al blocco, al suo termine, deve esserci una prospettiva e non il vuoto. Per costruire questa prospettiva e’ necessario il contributo di tutti, a partire dal decisore politico. Non si rilancia il Paese senza il lavoro e, ancor peggio, contro il lavoro”.


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