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La grande fuga degli italiani: dal 2006 +76% all’estero

Sono quasi cinque milioni e mezzo, in egual misura uomini e donne

Pubblicato:27-10-2020 09:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:07
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ROMA – Se nel 2006 gli italiani regolarmente iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) erano 3.106.251, nel 2020 hanno raggiunto quasi i 5,5 milioni: in 15 anni la mobilità italiana è aumentata del +76,6%. Il dato è contenuto in un rapporto realizzato da Fondazione Migrantes, presentato oggi.

“Una crescita ininterrotta che ha visto sempre più assottigliarsi la differenza di genere (le donne sono passate dal 46,2% sul totale iscritti 2006 al 48,0% del 2020)” si legge in una nota. “Si tratta di una collettività che, rispetto al 2006, si sta ringiovanendo grazie alle nascite all’estero (+150,1%) e alla nuova mobilità costituita sia da nuclei familiari con minori al seguito (+84,3% della classe di età 0-18 anni) sia dai giovani e giovani adulti immediatamente e pienamente da inserire nel mercato del lavoro (+78,4% di aumento rispetto al 2006 nella classe 19-40 anni)”.

Nel rapporto si evidenzia che nel 2019 (gennaio-dicembre) hanno lasciato l’Italia ufficialmente 131 mila cittadini verso 186 destinazioni del mondo da ogni provincia italiana. Complessivamente, le nuove iscrizioni all’Aire nel 2019 sono state 257.812 (di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 3,6% per acquisizione cittadinanza).


MATTARELLA: “AL CENTRO L’UMANITÀ DELLA PERSONA”

“Questo Rapporto mette al centro della sua analisi l’umanità della persona e le complesse ragioni che spingono i singoli a spostarsi, coinvolgendo esperti dei campi più diversi e mettendo quindi in luce la varietà di angolazioni dalle quali si può leggere il fenomeno delle migrazioni italiane e delle sue evoluzioni nel tempo”. Questo un passaggio del messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della video conferenza di presentazione della 15esima edizione del rapporto ‘Italiani nel mondo’. Il documento è realizzato dalla Fondazione Migrantes, organo pastorale della Conferenza episcopale italiana (Cei).
Il messaggio del presidente della Repubblica è stato letto da Delfina Licata, una delle curatrici del rapporto.

L’esperta ha spiegato le ragioni che hanno portato i curatori a non inserire nel documento una sessione dedicata all’impatto della pandemia. “Non abbiamo dati certi, e necessitiamo di più tempo per far depositare i dati e fare le giuste considerazioni” ha affermato Licata.

La curatrice ha poi evidenziato due dati emersi dal Rapporto, che contraddicono “due errori comuni nella narrazione della mobilità italiana”. Licata ha infatti spiegato che più che un contrasto nord-sud, dal dossier si fa chiaro che “la partita si gioca tra territori del margine e città, tra aree interne e metropoli” dove risiede “un malessere demografico”, che, tanto al nord quanto al sud, “regna e fa nuove partenze”.

Un’altra certezza a venir meno è quella relativa alla presunta maggiore preparazione accademica di chi decide di partire. La curatrice del Rapporto ha infatti sottolineato che, rispetto al 2006, “la percentuale di chi si è spostato all’estero con titolo alto è cresciuta del 193 per cento, mentre quella di chi lo ha fatto con in tasca solo un diploma, in cerca quindi di lavori generici, è aumentata del 292 per cento”.

DI TORA (MIGRANTES): “AL FIANCO DEGLI ITALIANI NEL MONDO”

“Visto un Paese dal passato di diaspora nazionale e da un presente fatto di partenze cospicue; visto lo scenario mondiale, fatto di tanti richiedenti protezione umanitaria e sfollati per conflitti o per catastofi ambientali, la persona in cammino rimane al centro di ogni nostro pensiero, studio, azione”. A dirlo monsignor Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes.

Monsignor Di Tora ha concluso oggi la videoconferenza stampa di presentazione della 15esima edizione del rapporto Italiani nel mondo, pubblicato dalle Fondazione che presiede.

Il religioso ha definito la migrazione “un tema caldo e scottante” che interroga “gli uomini di fede e di cultura”. Il presidente ha poi affermato che i numeri che emergono dal dossier sono “complessi” e parlano di “milioni di italiani che si perdono nella cittadinanza europea e cosmopolita”.

Monsignor Di Tora ha detto che il compito della Fondazione Migrantes “è studiare”, inteso come “un camminare che è farsi prossimi ai migranti, come il Samaritano ricordato da Papa Francesco nella sua enciclica ‘Tutti Fratelli’”.

MIGRANTI, BASSETTI (CEI): “CON NUOVE NORME SONO DI NUOVO PERSONE”

“Le ultime modifiche normative, in discontinuità col recente passato, contribuiscono a restituire l’immagine di migranti e richiedenti protezione come persone in carne e ossa, vittime di un sistema globale di iniquità politiche e non come criminali o minacce ordine pubblico”. Così il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), cardinale Gualtiero Bassetti, oggi in apertura della presentazione della 15esima edizione del Rapporto Italiani del mondo, redatto dalla Fondazione Migrantes, organo pastorale della Cei.

Il cardinale Bassetti ha premesso nel suo discorso che la “cura della persona migrante, qualsiasi sia la direzione del suo andare e il passaporto in suo possesso, è sempre doverosa”.

Il presidente della Cei ha poi evidenziato aspetti critici che emergono del Rapporto, dedicato alla mobilità italiana all’estero. Tra questi, ha sottolineato il cardinale Bassetti, si evince la necessità di “una rimodulazione di un sistema di rappresentanza che tenga conto della riduzione del numero dei parlamentari uscito dall’ultima tornata referendaria”, in riferimento alla consultazione sul tema che si è tenuta a settembre.

Il presidente della Cei ha poi messo in evidenza “l’attenzione al territorio” che emerge dal rapporto, inteso “come luogo di rinascita di una nuova dimensione sociale”, in contrasto con un processo di mondializzazione “che desertifica umanamente ed economicamente”. Il cardinal Bassetti ha detto che “dove più c’è mondo, più ci deve essere il locale, che salva la vita dei territori”.
Il presidente della Cei ha poi indicato quattro parole, che “devono diventare regole di vita” alla luce di queste riflessioni: “Prossimità, solidarietà, impegno e appartenenza”.

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