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Caso Anna Frank, il Comune di Rimini invita il 13enne della Lazio al viaggio della memoria

Il Comune di Rimini dal 1964 porta gli adolescenti a visitare i campi di concentramento

Pubblicato:27-10-2017 05:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:50

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RIMINI – “E’ dalla conoscenza che nasce la libertà di scegliere che persone vogliamo diventare e che tipo di vita vogliamo avere”. Laura Fontana, coordinatrice del progetto Educazione alla memoria del Comune di Rimini, scrive al 13enne di Roma identificato tra i 15 tifosi laziali che hanno lasciato nella curva della Roma gli adesivi con l’immagine di Anna Frank. E lo invita a un viaggio della memoria con i ragazzi riminesi. Dal 1964 ad oggi, ricorda, sono più di duemila gli studenti di Rimini che hanno avuto l’opportunità di approfondire la conoscenza storica della deportazione e della Shoah, visitando un campo di concentramento o di sterminio, o un luogo della memoria legato ai crimini commessi dal nazismo e dal fascismo.

“Studiare la storia- argomenta- non vuol dire solamente conoscere gli eventi del passato ma offre la possibilità di interrogarci sul nostro presente e soprattutto di interrogarci sulle scelte umane o inumane, di libertà e di responsabilità, che ogni individuo compie”. Rimini è stata la prima città italiana a promuovere e finanziare viaggi studio ai lager nazisti per i giovani. E oggi, l’attività di Educazione alla memoria è riconosciuta a livello nazionale e internazionale come “un modello e riferimento qualificato per l’insegnamento della Shoah e la trasmissione della memoria alle giovani generazioni”. Nel 2014, prosegue la coordinatrice, è stata realizzata una mostra proprio su Anna Frank, “un’adolescente come tanti, proprio come te, che studiava, frequentava le amiche e passava il tempo a sognare un mondo all’altezza dei suoi progetti”.

Durante il nazismo sono stati assassinati oltre un milione di bambini e ragazzi sotto i 14 anni e condannati a morte più di 8.000 neonati e ragazzini tedeschi nati con malattie genetiche o handicap fisici o mentali. Insomma, conclude Fontana, “ci sono cose che sarebbe importante che tu, noi, tutti sapessimo. E che continuassimo a sapere. Per non dimenticare ma soprattutto perché è dalla conoscenza che nasce la libertà di scegliere che persone vogliamo diventare e che tipo di vita vogliamo avere”. L’auspicio è che “questa lettera ti facesse venire la voglia di parlare” con gli studenti riminesi che rientrano dalla visita ai lager. “O magari di salire su uno dei nostri pullman per partecipare nei mesi prossimi a uno dei nostri viaggi studio ai campi di concentramento nazisti. Un posto per te lo troveremmo volentieri, anche stringendoci un po’. Sarebbe bello averti con noi”.


di Cristiano Somaschini, giornalista professionista

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