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Agricoltura, Consorzi di bonifica sardi in ginocchio

Anbi: "Caro bollette e ritardi pagamenti dalla Regione, così si chiude. A rischio coltivazioni e sicurezza idraulica

Pubblicato:27-09-2022 14:23
Ultimo aggiornamento:27-09-2022 14:23
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CAGLIARI – I Consorzi di bonifica della Sardegna rischiano di doversi fermare a causa dei conti in rosso, “con gravi conseguenze non solo per le aziende agricole, ma anche per le comunità”. A lanciare l’allarme è Gavino Zirattu, presidente di Anbi Sardegna– l’associazione che rappresenta e tutela i Consorzi di bonifica dell’isola- in una conferenza stampa convocata stamane a Cagliari, alla presenza dei rappresentanti delle organizzazioni di categoria, Coldiretti, Confagricoltura e Cia. Incontro con i giornalisti convocato alla vigilia di un confronto dei vertici dei sette Consorzi di bonifica con i vari prefetti territoriali.


La grande siccità della stagione estiva ha comportato un aumento della domanda di acqua- spiega Zirattu- se a questo aggiungiamo le bollette triplicate a causa del caro energia e i gravissimi ritardi nei pagamenti da parte della Regione, la situazione è da allarme rosso. I Consorzi sono costretti ad anticipare enormi somme, esponendosi con le banche e ritrovandosi a pagare gli interessi passivi”.
È a rischio la campagna irrigua, avverte Zirattu, “e in alcuni casi ci potrebbero essere dei pericoli di carattere idrogeologico. Oristano, ad esempio, se verrà interrotto il pompaggio, rimarrà sott’acqua”. Cosa chiedono in Consorzi? “Serve un intervento tampone di 20 milioni, immediato, da inserire nella finanziaria– spiega il presidente dell’Anbi-. Tra l’altro, è bene chiarire che è previsto da una legge specifica, che dispone come i costi di ristoro dei Consorzi siano a carico della Regione”.


In prospettiva, “è necessario attivare un tavolo regionale per studiare un progetto strutturale che consenta ai Consorzi di diventare pian piano autonomi- prosegue Zirattu-. Dal 2008- data della legge quadro sui Consorzi- ad oggi, la Regione ha anticipato 130 milioni di euro: una somma enorme che si sarebbe potuta utilizzare meglio, oggi non saremmo in questa situazione”. La legge quadro del 2008 sui Consorzi di bonifica, “non ha portato grandi benefici al mondo dell’agricoltura- prosegue- la normativa va rivista. Peccato che la proposta di legge depositata nella commissione competente del Consiglio regionale non sia stata ancora presa in considerazione”.


CORRIAS (CONSORZIO ORISTANO): “IN GIOCO INCOLUMITA’ DELLE PERSONE”


Concetti ribaditi da Carlo Corrias, presidente del Consorzio di bonifica dell’Oristanese: “Noi consumiamo 30 milioni di kilowattora all’anno per pompare l’acqua, da una spesa di circa cinque milioni all’anno, siamo proiettati a una spesa tra i 13 e i 15 milioni. Se la Regione non interviene, il costo degli agricoltori aumenterà del 500%”. Ma, rimarca Corrias, “non bisogna dimenticare l’aspetto della sicurezza: il Consorzio gestisce 2.000 chilometri di canali di dreno, che devono assicurare, non solo il franco di bonifica delle aziende agricole, ma la difesa idraulica del territorio. Qui siamo davanti a seri rischi per la popolazione, bisogna avere il coraggio di dire che l’assessorato ai Lavori pubblici che gestisce l’Enas (l’Ente acque della Sardegna, ndr), è latitante. C’è in gioco l’incolumità delle persone, oltre al futuro delle nostre aziende agricole”.


Per il direttore di Confagricoltura Sardegna, Maurizio Onorato, “la situazione economica sta diventando insostenibile: giustamente oggi chiediamo 20 milioni che devono essere messi nell’assestamento di bilancio, legge che però non è ancora entrata in aula, e chissà quando accadrà. La preoccupazione è tanta”.
E’ un problema, sottolinea Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna, “che riguarda tutte le comunità, non solo l’agricoltura. La politica ha il dovere di intervenire, se le cose non funzionano vanno cambiate. Sarebbe bastato, ad esempio, lasciare la gestione delle dighe in mano agli agricoltori, non saremmo ora in queste condizioni. Non dovrebbe essere necessario sottolinearlo, ma fare agricoltura senza acqua è impossibile”.


La Regione, rimarca il presidente della Cia Sardegna, Francesco Erbì, “ha lasciato ancora una volta i Consorzi di bonifica e gli agricoltori soli. Non abbiamo mai avuto un incontro con il presidente Christian Solinas per discutere delle tematiche dell’acqua, ha sempre rifiutato qualsiasi forma di confronto con il mondo agricolo. L’acqua che abbiamo in Sardegna ma non serve solo alle aziende agricole, ma alla società civile, alle aree industriali e artigianali, abbiamo bisogno di una gestione del sistema idrico complessivo che veda davvero in campo una Regione consapevole”. Se non si interverrà subito, spiega Erbì, “nell’isola si dovranno interrompere le colture più idroesigenti, dai carciofi al riso, alle produzioni in serra”.

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