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Mafie, a Milano bruciata la targa a Lea Garofalo. Pd: “Siamo più forti dei vili”

Anpi e Libera il 3 ottobre saranno in piazza Prealpi per sostituire la targa vandalizzata con una definitiva lastra in pietra

Pubblicato:27-09-2021 19:23
Ultimo aggiornamento:27-09-2021 19:23
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GIARDINO LEA GAROFALO
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MILANO – “L’impegno a difendere la legalità e a combattere la mafia sarà sempre più forte di ogni riprovevole e vile atto di vandalizzazione”. Così la segretaria metropolitana del Pd Milano, Silvia Roggiani, in merito all’ennesimo sfregio a Lea Garofalo, la cui targa in piazza Prealpi, dove la testimone di giustizia fu torturata e uccisa, è stata nuovamente bruciata.

“Una vergogna senza fine- prosegue Roggiani- di chi vorrebbe annientare il ricordo di una donna coraggiosa che osò sfidare la ‘ndrangheta“. Tuttavia, “nessuno potrà mai scalfire la memoria di Lea Garofalo– osserva la segretaria metropolitana dem- un esempio e un modello a cui la nostra città e le giovani generazioni guardano.”

Intanto, Anpi e Libera comunicano che il 3 ottobre saranno in piazza Prealpi per sostituire la targa vandalizzata con una definitiva lastra in pietra, al loro fianco ci sarà anche la candidata presidente del Pd per municipio 8 di Milano, Giulia Pelucchi. “A questi atti vili risponderemo sempre a testa alta e alla luce del sole- sottolinea la candidata democratica- metteremo una nuova targa, come abbiamo già fatto e terremo vivo il ricordo di Lea, donna coraggiosa ed esempio per tutti e tutte noi.”


Anche Paolo Limonta ed Elena Lattuada, capilista di Milano Unita, condannano il gesto vandalico contro la memoria della testimone di giustizia: “una cosa inaccettabile,- affermano- continueremo a vigilare sulla panchina rossa dedicata a Lea Garofalo.”

Lea Garofalo fu ammessa al programma di protezione testimoni nel 2002, dopo aver accusato il marito e il cognato, Carlo e Giuseppe Cosco, per l’omicidio del fratello, Floriano Garofalo. Attirata a Milano dall’ex compagno per discutere del futuro di loro figlia, Lea venne uccisa in piazza Prealpi il 24 novembre 2009 e il suo corpo, una volta trasportato a Monza, venne dato alle fiamme nel tentativo di occultare le prove del delitto.

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