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Afghanistan, l’ex presidente hackerato: riconosce i talebani

Il tema del riconoscimento dell'esecutivo talebano resta centrale, anche se al momento "non è sul tavolo"

Pubblicato:27-09-2021 18:33
Ultimo aggiornamento:27-09-2021 18:33
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ROMA – Sarebbe stato il risultato di un hackeraggio, l’insolito messaggio condiviso oggi su Facebook dall’ex presidente dell’Afghanistan, Ashraf Ghani, a favore del riconoscimento del governo dei talebani da parte della comunità internazionale. A chiarirlo è stato lo stesso ex capo di Stato, estromesso dai guerriglieri islamisti ad agosto, fuggito in Tagikistan subito dopo l’ingresso dei miliziani a Kabul e ora residente negli Emirati Arabi Uniti.

Resta il fatto che chi fosse capitato sul profilo social dell’ex presidente questa mattina sarebbe incappato in una imprevista presa di posizione a favore del riconoscimento dei talebani, perchè, si leggeva nel messaggio, “la comunità internazionale dovrebbe collaborare con l’attuale esecutivo invece di alienarsi il popolo afghano”.

La smentita è arrivata appena mezz’ora dopo, stavolta dal profilo Twitter di Ghani, al potere a Kabul per sette anni a partire dal 2014. “L’account Facebook ufficiale dell’ex presidente è stato hackerato” recitava il post. “Tutto quello che è stato condiviso a partire da ieri non è da considerarsi valido”. Gli autori della provocazione non sono noti.


Il tema del riconoscimento dell’esecutivo talebano resta invece centrale. Ieri, parlando alla 76esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che la questione al momento “non è sul tavolo”. Non solo russo, ma anche americano, cinese e pachistano. In particolare la Cina e il Pakistan sono indicati da osservatori concordanti come possibili partner dell’Afghanistan a guida talebana.

A fare eco alle dichiarazioni di Mosca anche il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale italiano, Luigi di Maio, che ieri, all’emittente Rai3, ha sottolineato che “il riconoscimento del governo talebano è impossibile”, anche alla luce “della presenza di 17 terroristi tra i ministri”. 

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