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Roma, al Parco di Centocelle metalli pesanti sopra i limiti di legge

In base a quanto emerso dai risultati delle analisi indipendenti commissionate a Source International dal Cdca-Centro di documentazione conflitti ambientali.

Pubblicato:27-09-2018 16:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:36

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ROMA – Berillio, selenio, stagno, tallio, vanadio, piombo, antimonio, arsenico, rame e zinco. Sono i metalli pesanti rinvenuti in concentrazioni che superano i limiti di legge nei suoli del Parco Archeologico di Centocelle a Roma in base a quanto emerso dai risultati delle analisi indipendenti commissionate a Source International dal Cdca-Centro di documentazione conflitti ambientali, presentate stamattina a Roma al Co-Working L’Alveare di Centocelle e contenute nel report ‘Scempio capitale’. A presentare i dati in conferenza stampa, assieme al Cdca, anche il comitato Pac Libero, gruppo informale di cittadini nato in seguito all’incendio dell’1 gennaio 2017 che ha prodotto l’attivazione di un allarme sullo stato ambientale del parco. Presenti alla conferenza anche Dario Pulcini, assessore all’Ambiente del V Municipio, e Laura D’Aprile del Dipartimento di Tutela Ambientale del Comune di Roma.

Tra le sostanze rinvenute in maggiore concentrazione c’è proprio il berillio, metallo pesante della famiglia degli alcalino-terrosi, riscontrato in tutti i campioni con una concentrazione particolarmente elevata: in tutto il parco, soprattutto nella zona nord, le concentrazioni rilevate registrano valori quattro-cinque volte superiori al limite previsto per il verde pubblico, in due punti situati nella zona più frequentata del parco, addirittura – si legge nel dossier – “eccedono i limiti di legge previsti per le aree industriali”. Un dato allarmante soprattutto se letto nell’intero contesto. Anche lo stagno presenta, infatti, superamenti dei livelli di soglia in tutti i campioni analizzati, con un valore di tre-quattro volte sopra i limiti in un punto del parco più vicino in linea d’aria alle attività di autodemolizione di via Palmiro Togliatti. Nella zona del canalone sono stati rilevati: “una concentrazione di rame cinque volte sopra i limiti in un punto- continua il report- una concentrazione di stagno superiore ai limiti in tutti e tre i punti analizzati con valori tre-cinque-otto volte superiori, una concentrazione di piombo eccedente i limiti in tutti e tre i campioni, una concentrazione di zinco eccedente i valori di soglia in due punti”.

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Nella zona sud del parco, di fronte alla zona militare, è stato rinvenuto anche arsenico. Sugli altri parametri non sono state riscontrate concentrazioni al di sopra dei limiti di legge per gli idrocarburi policiclici aromatici e i solventi alifatici clorurati, mentre gli idrocarburi sono in concentrazione superiori ai limiti solo in un punto. Le analisi sono state condotte su campioni prelevati sulla parte superficiale dei suoli (primi 30-40 cm) nel primo stralcio del parco, cioè nell’area più fruibile (cinque campioni), e nel canalone dove un anno e mezzo fa scoppiò l’incendio (tre campioni) e costituiscono “uno screening iniziale”, come sottolineato di Flaviano Bianchini di Source International, da cui partire per ulteriori indagini con l’obiettivo di comprendere la provenienza della contaminazione. “Una delle ipotesi più plausibili- chiarisce Bianchini- è che al momento della costituzione del parco sia stata portata della terra inquinata. I rischi potrebbero essere relativi solo alla respirazione e all’ingestione”. “I risultati di queste analisi sono meritevoli di ulteriori indagini- dichiara D’Aprile, che ha avuto un rapporto di confronto con chi ha promosso e realizzato le analisi- Stiamo svolgendo con l’assessore Pulcini un’attività coordinata su vari aspetti riguardanti l’area di Centocelle, in particolare sulla chiusura degli autodemolitori presenti nella zona di via Togliatti e sulla rimozione dei rifiuti nell’area del canalone. È chiaro che prima di fare attività di bonifica si devono eliminare le sorgenti di contaminazione. Andrà realizzato un piano di caratterizzazione per assumere dettagli per le analisi di rischio, stiamo valutando delle misure interdittive aggiuntive per le aree in cui sono stati riscontrati i superamenti”. Un punto, quella della chiusura degli autodemolitori, che secondo alcuni residenti presenti in conferenza stampa non è chiaro, perché, denunciano, “le attività in molti casi continuano e non si sono fermate in seguito alle ordinanze di chiusura”.


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“Abbiamo svolto assieme alla dottoressa D’Aprile diverse attività a tutela del parco, come la chiusura degli autodemolitori e la rimozione dei rifiuti- ribadisce l’assessore Pulcini- Stiamo attendendo i documenti dell’università Sapienza per procedere con le indagini e capire se le fonti di inquinamento sono di origine antropica e se chi doveva controllare non lo ha fatto. Secondo la Asl in questo municipio l’inquinamento è dovuto principalmente alle automobili e agli impianti di riscaldamento, ma noi abbiamo avviato con Arpa anche analisi intorno al campo rom Salviati e abbiamo denunciato i roghi all’interno dell’area di Centocelle. Non possiamo però sostituirci alle forze dell’ordine”. “Non bisogna fare allarmismo ma queste analisi ci forniscono un segnale chiaro- avverte Luca Scarnati del comitato Pac libero- I nostri rapporti con l’amministrazione non sono ottimi, ci chiediamo perché dopo due anni dall’ordinanza che ci garantiva che entro un mese si sarebbe risolto tutto stiamo ancora parlando di caratterizzazione. Sugli autodemolitori speriamo che il dipartimento di urbanistica di Roma Capitale trovi le aree per delocalizzrli come ci è stato garantito”. Il monitoraggio ambientale indipendente sul parco è stato promosso dal Cdca nell’ambito del progetto Clean Up 100Celle anche grazie al contributo della Patagonia Environmental Grants Fund of Tides Foundation, e affianca i risultati delle analisi svolte dall’Arpa nei mesi successivi all’incendio che nell’aprile 2017 hanno evidenziato inquinamento delle acque e superamenti dei limiti di legge per quanto riguarda i composti organo clorurati.

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