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Def, Fortuna (Unicusano): “Priorità è attuare programma di governo”

ROMA - Nel giorno in cui dovrebbe essere reso noto il contenuto della nota di aggiornamento del documento di economia

Pubblicato:27-09-2018 15:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:36
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ROMA – Nel giorno in cui dovrebbe essere reso noto il contenuto della nota di aggiornamento del documento di economia e finanza il rettore dell’Università Niccolò Cusano, Fabio Fortuna, è intervenuto a Radio Cusano Campus.

“Quest’anno la situazione è particolarmente complicata- ha dichiarato Fortuna- perché abbiamo un programma di governo che deve essere attuato, ma al tempo stesso le fonti di copertura scarseggiano. Quindi diventa complicato conciliare l’esigenza di non deludere i cittadini e gli osservatori nazionali internazionali che ci stanno guardando.

“Tutti- continua Fortuna- stanno guardando a quello che accade in Italia. E allora è necessario iniziare ad attuare questo programma di governo, almeno parzialmente nei suoi punti principali. Io credo che bisogna partire da questo assunto, che è ineludibile: questo è l’unico dato certo, oltre i 12,4 miliardi di euro che serviranno per disinnescare le clausole di salvaguardia dell’Iva”.


“A seguire- aggiunge il rettore- ci sono da iniziare: la modifica della legge Fornero, il reddito di cittadinanza e la Flat tax. E qui tutti sparano i numeri più disparati, senza sapere nulla si sparano cifre che probabilmente sono troppo elevate perchè per iniziare forse c’è bisogno di risorse minori delle cifre sparate a destra e sinistra. Questa è una sfida morale e politica a cui il governo non può sottrarsi”.

Il rettore ha concluso “Il vincolo dell’1,6% famoso a cui il ministro Tria si è ancorato non è un parametro che può andar bene in questo momento, secondo me sforeremo oltre il 2%. E sarà ciò che vedremo perché se si vuol fare qualcosa il governo ha bisogno di risorse, quindi il rapporto deficit-pil, previsto inizialmente addirittura allo 0,8%, inevitabilmente aumenterà. Si tratta di capire di quanto aumenterà. Io credo che oltrepasseremo il 2%. La paura è che aumentando questo rapporto deficit-pil l’Italia venga colpita dalla speculazione, cioè perda di reputazione e credibilità e gli investitori internazionali possano scatenare una guerra speculativa.  Ma io penso che se il governo è convinto che per attuare queste politiche, peraltro già annunciate e che si aspettano tutti, è necessario farlo, allora deve farlo. Io non credo che succederà la fine del mondo se sforiamo rispetto all’1,6%”.

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