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Rifiuti, da Lega e M5s proposta di legge per regolare mercato beni usati recuperati

La pdl n. 1.065 a prima firma dei deputati Stefano Vignaroli (M5S) e Elena Lucchini (Lega), presentata alla Camera, è stata realizzata in stretta collaborazione con Rete Onu.

Pubblicato:27-09-2018 13:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:36
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ROMA – Una proposta di legge per disciplinare l’economia dei beni usati e dare riconoscimento – soprattutto – e regole a chi vi opera. Una proposta, più in generale, per promuovere il settore del riutilizzo, un modo di ridurre il volume dei rifiuti, di recuperare materiali, risparmiare energia, evitare inquinamento. La pdl n. 1.065 a prima firma dei deputati Stefano Vignaroli (M5S) e Elena Lucchini (Lega), che punta a questi risultati, presentata oggi alla Camera, è stata realizzata in stretta collaborazione con Rete Onu, la Rete nazionale degli operatori dell’usato. “Oggi la pdl è stata incardinata in commissione”, spiega Vignaroli, “pensiamo a un esame della durata di due mesi, puntiamo all’approvazione a dicembre, ma potremmo finire a inizio del prossimo anno”.

Disciplinare e promuovere il settore del riuso attraverso la riduzione dell’Iva al 10%, l’istituzione di un Tavolo di lavoro permanente sul Riutilizzo e la definizione della figura dell’operatore dell’usato, in modo da consentirne l’accesso a Aree di libero scambio dedicate all’attività di vendita dei beni recuperati: questi i punti principali della proposta.

Il settore ha numeri di tutto rispetto. Sono circa 100mila le persone coinvolte nella distribuzione di merci di seconda mano ai consumatori, che ogni anno riescono a recuperare 500mila tonnellate di beni che vengono avviati al riutilizzo – garantendo il riuso di circa 8 kg di rifiuti per abitante – fatturando circa 2 miliardi. La pdl ‘Disposizioni per la disciplina dell’economia dei beni usati e la promozione del settore del riutilizzo, nonché istituzione del Tavolo di lavoro permanente sul riutilizzo’ istituisce un codice di attività specifico, il Codice Ateco, che circoscrive in maniera chiara i soggetti su cui ricadranno i provvedimenti in materia fiscale, commerciale, urbanistica e ambientale.


Guarda qui le slide della proposta di legge

Entrando nel dettaglio, verrà creato presso il ministero dell’Ambiente un Tavolo di lavoro permanente sul Riutilizzo, al quale partecipano Enti Pubblici e associazioni rappresentative del settore: il Tavolo avrà il compito di promuovere accordi e politiche finalizzati a incrementare riutilizzo e preparazione per il riutilizzo. Nel testo ci sono anche obblighi di tracciabilità dei beni usati per prevenire ricettazione e riciclaggio, non mancano disposizioni a tutela dei mercati storici, misure a favore dei soggetti vulnerabili e regole sull’insediamento degli operatori dell’usato nel territorio. La proposta vincola inoltre lo Stato a intercettare fondi europei per sostenere il settore del riuso grazie a politiche di educazione e dei percorsi di formazione professionale degli operatori. La pdl ha anche una chiara funzione sociale. Molte fasce sociali in difficoltà integrano i loro scarsi, se non assenti, redditi recuperando e vendendo materiale dalla spazzatura nei mercati ‘informali’ o abusivi. In assenza di un quadro normativo definito, molti operatori, e soprattutto gli ambulanti, sono costretti a lavorare in una zona grigia che genera precariato e una serie di problemi a ogni livello. La vulnerabilità economica e sociale di molti operatori non è tenuta in nessun conto. Operatori che spesso sono stranieri in difficoltà, membri della Comunità Rom, cittadini italiani o no.

E la Lega? “Ci sono luoghi comuni che riguardano la Lega. Credo sia interesse anche della Lega proteggere le fasce più deboli, sia che si tratti di italiani sia che si tratti di stranieri, purché regolari ovviamente”, spiega Stefano Vignaroli (M5S), “questa legge tende proprio a far emergere il sommerso”. Uno studio di 10 anni fa su Roma “dimostra che ci sono 33 milioni di valore ogni anno di beni riusabili dentro i cassonetti dell’indifferenziata, di questi circa 10 milioni vengono estratti”, spiega Pietro Luppi, Portavoce di Rete Onu. Le persone che operano nel settore ‘informale’ o abusivo del recupero, “erano disposte a cambiare radicalmente la loro forma di lavoro a fronte di provvedimenti semplici per la filiera”. Con l’accesso alla Aree di libero scambio gli operatori “dovrebbero dichiarare l’identità, sarebbero sottoposti a controlli sulle nerci e sulla tracciabilità”, aggiunge Luppi, questa è “una pdl che va bene anche alla Lega perché porta a emersione e regolarizzazione” e inoltre così “isoliamo i ricettatori, isoliamo i delinquenti”.

Sul settore, denunciano i promotori del testo, “pesano poi tasse e tariffe sproporzionate rispetto al valore effettivo dei beni commercializzati: particolarmente vessatorie sono le tariffe rifiuti, che non prendono atto della scarsa produzione di rifiuti d’imballaggio di questo tipo di attività né del lavoro ecologico fatto; e poi c’è l’Iva, che è già stata pagata al momento del primo acquisto e che oggi viene pagata due volte”. A mancare, in generale, “è il coordinamento fra enti pubblici e attori privati; per la maggior parte dei beni durevoli, ad esempio, le raccolte dei rifiuti urbani non sono organizzate per differenziare ciò che è riutilizzabile e per convogliarlo nelle filiere economiche del riutilizzo”. In questi anni infatti “lo Stato italiano ha assistito passivamente agli ottimi risultati raggiunti dai cosiddetti “operatori dell’usato”: 100.000 persone che, a vario titolo e con vari ruoli, garantiscono ogni anno il riuso di circa 8 kg di rifiuti ad abitante, nonostante l’assenza di finanziamenti pubblici. La proposta di legge si propone di regolamentare e favorire il più possibile il lavoro in questo settore, incentivando il riutilizzo di rifiuti attraverso agevolazioni fiscali nonché istituzione di un tavolo di lavoro permanente sul riutilizzo”, spiega il deputato M5S Stefano Vignaroli.

“Questa iniziativa– spiega Pietro Luppi, Portavoce di Rete Onu- contribuirà a sbloccare l’intercettazione delle 600mila tonnellate di rifiuti riutilizzabili in buono stato che potrebbero essere reinseriti in circolazione; si tratta del 2% dell’intera produzione di rifiuti urbani che causa uno spreco di denaro pubblico di almeno 60 milioni annui. Seguiremo con estrema attenzione tutto l’iter di discussione della legge e proporremo che vengano affrontate alcune questioni che per gli operatori dell’usato sono fondamentali, come ad esempio le difficoltà generate dalla richiesta di offerte economiche al massimo rialzo per affidare il servizio di raccolta di beni riutilizzabili”. Il quadro normativo vigente, “sottolinea Alessandro Stillo, Presidente di Rete Onu – è inadatto a sviluppare e valorizzare le potenzialità della filiera del riuso. L’avvio dell’iter della Proposta di Legge rappresenta per gli operatori del settore un’importante possibilità di riconoscimento che produrrà diritti e norme utili a regolamentare l’intero comparto. Per noi oggi è un giorno importante”.

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