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Corcione (Sic): “In Italia servono mini-robottini con costi minori” /VIDEO

"L'innovazione è il caposaldo della chirurgia, ma investimenti siano mirati"

Pubblicato:27-09-2016 13:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:06

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ROMA – “Se servono più robot oggi in Italia? Il nostro Paese è già pieno di robot, che servono fino ad un certo punto e per poche patologie di nicchia. E va bene così, con la concentrazione di robot in relazione al rapporto costo-beneficio. Quella che sicuramente sarà un’ulteriore rivoluzione, a cui ci dovremo adeguare, sarà la nascita di altri ‘robottini’ che a costi minori potranno portare a quell’upgrade tecnologico che probabilmente in tutte le sale operatorie sarà necessario nel prossimo futuro”. Così il presidente della Società italiana di Chirurgia, Francesco Corcione, intervistato dall’agenzia Dire in occasione del Congresso congiunto delle società scientifiche italiane di chirurgia in corso a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica. L’evento, dal titolo ‘Sostenibilità, innovazione, contenzioso ed etica: le sfide della chirurgia’, che è in programma nella Capitale fino a giovedì 29 settembre.

“Le 27 società scientifiche di chirurgia- ha proseguito Corcione- si sono riunite per la prima volta per dare risposte a tematiche che sono ormai diventate ineludibili per avere risposte pronte e adeguate. L’innovazione oggi è uno dei capisaldi della chirurgia perché la chirurgia è tecnologica e per definizione non c’è tecnologia senza innovazione. Ogni innovazione, poi, comporta sicuramente un superamento della tecnologia utilizzata e un superamento dei costi fino ad allora previsti, ma il tutto in un’ottica di miglioramento anche del risultato raggiunto.



Se tutto questo si inquadra in un discorso di fattibilità ed equità di quello che deve essere l’atto chirurgico nei rapporti con i pazienti e con le nostre amministrazioni ben venga- ha sottolineato- altrimenti bisogna tutti discutere della sostenibilità di questo sistema che comincia ad avere delle grosse sofferenze. Non si può stare da un lato dietro ad una tecnologia, che sicuramente costa di più rispetto a dieci anni fa, e dall’altro risparmiare ogni anno sul ‘bancomat’ del governo, cioè la sanità”.

Innovazione e sostenibilità sono legate a stretto filo. Ma investendo si può risparmiare davvero? “Si può risparmiare se si cambia concetto di organizzazione- ha risposto alla Dire il presidente della Sic- ‘sic et simpliciter’ non si risparmia perché la tecnologia costa e se io cambio macchina ogni due anni non posso risparmiare, devo sempre investire. Ma se io non spreco il mio denaro e investo in strutture che portano ad un risultato, allora ho fatto un investimento che poi mi potrà portare anche ad un risparmio. Altrimenti avrò sprecato soldi pubblici e non avrò ottenuto l’obiettivo che mi ero predeterminato”, ha concluso.

PRESENTI (CIC): NON ESISTONO CHIRURGHI DI SERIE A O B

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La complessità della chirurgia oggi è cresciuta moltissimo: l’evoluzione tecnologica è stata notevole negli ultimi 25 anni e un atteggiamento di ‘tuttologia’ nella chirurgia non si può più accettare. Ogni chirurgo deve avere un settore di attività e non ci sono serie A e serie B, ma professionisti che si specializzano in un determinato ambito e possono garantire al proprio paziente il meglio della qualità di assistenza, anche seguendo le nuove tendenze tecnologiche”.

Così il presidente del Collegio italiano Chirurghi, Luigi Presenti, intervistato dall’agenzia Dire in occasione del Congresso congiunto delle società scientifiche italiane di chirurgia in corso a Roma presso l’Auditorium Parco della Musica. L’evento, dal titolo ‘Sostenibilità, innovazione, contenzioso ed etica: le sfide della chirurgia’, è in programma nella Capitale fino a giovedì 29 settembre. “Nella riorganizzazione delle reti ospedaliere in ambito chirurgico- ha proseguito Presenti- la logica è quella di creare centri che abbiano delle specializzazioni. Ogni ospedale, quindi, secondo le sue dimensioni e caratteristiche strutturali dovrà gestire un certo tipo di pazienti.


È chiaro che la chirurgia oncologica per certi aspetti è più prestigiosa e può sembrare quella più importante per il servizio e la popolazione, ma in realtà la necessità di dare servizio ai nostri pazienti deve garantire un’eccellenza a tutti i livelli e in tutti i settori, dalla chirurgia più semplice e comune a quella più complessa. Questo per dire che non esistono chirurghi di serie A e B: noi dobbiamo garantire a tutti i pazienti una qualità di assistenza“.

Quanto al Congresso dei chirurghi in corso a Roma, il presidente del Cic ha commentato: “Il Congresso a cui partecipiamo in questi giorni ha fra i suoi titoli quello dell’innovazione, che è una necessità, così come la sostenibilità dell’innovazione è sicuramente un tema di notevole rilevanza, stante la crisi economica con cui la sanità si deve confrontare. Ma è anche dall’innovazione che può nascere una maggiore sostenibilità: se la sanità si innova e migliora le sue tecnologie, oltre che i suoi modelli organizzativi, la sostenibilità sarà sicuramente più raggiungibile”, ha infine concluso Presenti.

di Carlotta Di Santo, giornalista professionista

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