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Minori, le associazioni: “Valutare l’operato dei tribunali secondo la convenzione di Istanbul”

SPECIALE MAMME CORAGGIO | Presentato esposto sui casi di Cuneo e Torino

Pubblicato:27-08-2020 15:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:48
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ROMA – Sulle storie di due mamme coraggio, di Cuneo e di Torino, di cui ha scritto l’agenzia Dire con la redazione Donne, diverse associazioni – Udi Napoli, Comitato Madri Unite contro la violenza istituzionale, Arci Donna Napoli, Donne insieme, Protocollo Napoli, Salute donna e Sud est donne – hanno sottoscritto e presentato un esposto, in modo particolare per quanto riguarda le questioni dell’affidamento dei figli, tolti a queste mamme vittime di violenza. Hanno scritto al presidente del Tribunale per i minorenni di Torino, al Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino, al Presidente del Tribunale civile di Torino e infine al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e al Csm.

“Le due mamme- spiegano le associazioni in una sintesi della documentazione presentata- hanno in atto procedure penali con due rinvii a giudizio a carico dei coniugi/partner maltrattanti. A seguito o contestualmente alle denunce delle due donne per i reati indicati, si sono avviate le procedure presso il tribunale civile per l’affido dei minori. In ambedue i casi non si è dato alcun rilievo agli articoli della Convenzione di Istanbul che pongono dei limiti nella definizione dell’affido condiviso, privilegiando la messa in sicurezza di madri e minori (artt. 26 e 31 della CdI). Nonostante la Convenzione di Istanbul sia stata ratificata dall’Italia con la legge n. 77 del 2013 e nonostante più sentenze di cassazione (34091/19 e 47572/19) e precedentemente la sentenza di cassazione a sezioni unite (Cass., Sez. Unite, n. 10959 del 29/01/2016,) abbiano tutte sottolineato la necessità di privilegiare la difesa delle vittime di violenza”.

LA DENUNCIA DELLE ASSOCIAZIONI

E’ questo il dato che le associazioni mettono in evidenza e denunciano: “In contrasto con i dettami della Convenzione di Istanbul, i procedimenti civili hanno messo in campo indagini ex novo sulla competenza genitoriale, attraverso CTU inesperte del campo, che hanno interpretato la violenza (diversamente da quanto indicato dalla Convenzione) alla pari di una ‘conflittualità di coppia’, con maggiore attribuzione di colpa alla donna (la presunta vittima) in quanto in posizione difensiva verso il compagno padre dei figli e presunto autore di reati. Il tutto accompagnato da inappropriati profili di personalità dei due genitori, finalizzati, come vedremo, a giustificare le incompetenze genitoriali in capo alla madre, motivando in tal modo la richiesta di allontanamento dei figli, fino a quel momento vissuti con la madre senza problemi di sorta. Per tali inadeguate procedure- si legge sempre nell’esposto- le due madri (di Cuneo e di Torino) si sono viste sottrarre i figli, portati in casa famiglia con le forze dell’ordine, a seguito di CTU incompetenti i cui pareri sono stati avallati e fatti propri dai due tribunali. Si tratta di psicologi o neuropsichiatri che ‘alterano’ le dichiarazioni dei minori, sostituendo ai loro riferiti le interpretazioni di vissuti che derivano da approcci teorici ma non sono comprovati da dichiarazioni dei periziandi. Così una violenza diretta o assistita da un minore e riferita ad un CTU non è mai riportata come tale, ma interpretata come conflitto tra genitori in cui il minore è stato chiamato da una parte (la madre, presunta vittima) a schierarsi contro l’altro genitore. Questo schieramento è ciò che viene chiamato alienazione o conflitto di lealtà. I decreti/ordinanze dei due tribunali, civile e per i minorenni, di Torino riportano in toto le valutazioni di queste CTU con le loro conclusioni”.


“Ciò che alla fine si evince- proseguono le associazioni- nella lettura intrecciata di consulenze e ordinanze/decreti, è che vi sia la corsa affannosa verso l’affermazione acritica di una bigenitorialità (anche questa al di fuori dei perimetri indicati dalla stessa legge 54, e dalle convenzioni internazionali, che individuano in ogni caso i paletti ed i limiti dell’affido condiviso) ideologicamente e pregiudizialmente rivolta al ripristino dell’ordine paterno, costi quel che costi, contro ogni evidenza e legge. Emerge così un intervento giudiziario complessivo che si pone con ogni evidenza in contrasto con la Convenzione di Istanbul quando si profilano, come in questi casi, violenze e maltrattamenti, e che si indirizza a sacrificare i diritti alla sicurezza ed alla salute di donne e minori”.

LE RICHIESTE DELLE ASSOCIAZIONI

 Cosa chiedono le associazioni nell’esposto? “Che l’operato del Tribunale civile e per i minorenni di Torino, in riferimento ai casi segnalati, sia valutato nella sua correttezza sia in relazione alla Convenzione di Istanbul sia in relazione al diritto dei minori di essere ascoltati come le nostre leggi e le convenzioni internazionali prevedono e prescrivono”; chiedono inoltre di “valutare in questi casi come sia stato possibile superare il limite prescritto dalla Cassazione quando afferma che la volontà del minore non è forzabile e come sia possibile che un giudice aderisca a CTU che non veicolano costrutti scientifici riconosciuti e che, in maniera paradossale, trovino profili psicologici e genitoriali adeguati in presunti abusanti e maltrattanti e trovino invece nelle madri (da cui i figli si sentono protetti e con cui desiderano vivere) profili psicopatologici (smentiti da altri servizi abilitati ad attività diagnostico terapeutiche territoriali) che poi pongono a supporto di inattendibili giudizi di inidoneità genitoriale”. Chiedono infine anche che i minori adolescenti e preadolescenti siano ascoltati. “I ragazzi- ribadiscono le associazioni- vanno ascoltati immediatamente e reinseriti nei luoghi da dove sono stati portati via con la forza, nella speranza che questi traumi istituzionali possano poi essere in breve superati, senza eccessivi strascichi per la loro salute ed il loro equilibrio psichico”.

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