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L’esperta: “Colpo di grazia alle partite Iva, altro che semplificazione”

Articolo di Cristiana Rossi, amministratrice giudiziaria

Pubblicato:27-08-2020 10:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:48
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ROMA – “Si discute molto in questi giorni delle semplificazioni proposte dal Governo in merito alla riforma fiscale, rivolta alle Partite IVA, che prevede la liquidazione automatica dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in virtù dei dati acquisiti dall’Amministrazione finanziaria tramite la fatturazione elettronica ed i pagamenti elettronici effettuati con pos. Si pensa dunque di prevedere un versamento periodico dell’imposta, mensile o trimestrale, scaturito dal calcolo automatico effettuato dalla stessa Agenzia delle entrate sulla base dei dati raccolti con l’impiego della fatturazione elettronica ed i pagamenti elettronici. Si ritiene che in tal modo non sia necessario aggravare i contribuenti e i commercialisti di ulteriori adempimenti fiscali. Questa è la proposta spacciata per semplificazione, che non tiene conto di aspetti che chi l’ha promossa dovrebbe conoscere”. E’ la riflessione sulla riforma fiscale delle Partite Iva di Cristiana Rossi, contabile e amministratrice giudiziaria che pone un interrogativo: “Se sia reale semplificazione o colpo di grazia” ricordando la differenza tra le imposte e il calcolo che le determina. “Emerge- scrive Rossi- non soltanto l’intenzione di fare cassa in anticipo, ma di trattare l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) al pari di una indiretta come lo è di fatto l’IVA, utilizzandone le stesse modalità di versamento. E’ necessario ricordare che l’IVA (imposta sul valore aggiunto) è un’imposta indiretta – grava dunque i consumi, gli scambi i trasferimenti – definita neutra che colpisce il consumatore finale, e pertanto nei confronti del contribuente impresa o partita IVA che sia, realizza la sua neutralità attraverso il meccanismo di determinazione dell’imposta a debito definito ‘detrazione di imposta da imposta’ e cioè l’imposta a credito che si genera dagli acquisti viene detratta dall’imposta a debito generata dalle vendite applicando le aliquote stabilite. Non ci sono altre voci che concorrono o influenzano la quantificazione dell’imposta da versare all’Erario, se non un eventuale credito. Si tratta dunque di una comune sottrazione. L’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), invece, è un’imposta diretta – che colpisce il reddito prodotto e il patrimonio – e che viene calcolata mediante l’applicazione di aliquote progressive per scaglioni di reddito. Il calcolo è influenzato da diverse variabili in relazione alle spese deducibili o detraibili sostenute nell’arco dell’anno dal contribuente, ed anche dalle eventuali agevolazioni fiscali”. 

“Si sostiene che l’impiego della fatturazione elettronica e dei pagamenti elettronici tramite pos consentirebbe la determinazione periodica dell’imposta da versare da parte della stessa Agenzia delle Entrate. A mio parere- spiega Cristiana Rossi nel suo articolo- chi conosce la materia ed assiste le imprese è perfettamente consapevole che ciò non è realmente possibile. Le tipologie delle spese sostenute dalle imprese, anche sottoforma di ditte individuali, dai lavoratori autonomi nonché dai liberi professionisti, comunemente chiamate partite IVA, sono di varia natura e spesso vengono regolate con i normali metodi di pagamento come il bonifico bancario, gli assegni bancari o circolari etc. Si pensi ad esempio al pagamento degli stipendi dei dipendenti. Sarebbe dunque inaccettabile se si pensasse di acquisire tutte le informazioni scandagliando elettronicamente gli estratti conto dei contribuenti in virtù di un’ipotetica lotta all’evasione fiscale, che di fatto, sarebbe rivolta contro la popolazione invece di colpire i veri evasori facilmente individuabili mediante gli strumenti già in uso alla stessa amministrazione finanziaria”.

Aggiunge: “Non è molto chiaro come eventualmente nel calcolo periodico dell’imposta da versare verranno tenuti in considerazione i crediti. Vi sono difatti alcune categorie di contribuenti, che proprio per la tipologia di attività svolta, spesso chiudono l’anno con un credito d’imposta. Ve ne sono altri che chiudono addirittura in perdita, non originando evidentemente imposta a debito. Liquidare mensilmente o trimestralmente l’imposta da versare penalizzerebbe senza dubbio i contribuenti che verosimilmente si troverebbero costretti prima a pagare periodicamente e poi eventualmente vedersi riconosciuto il credito o addirittura la perdita realizzati, probabilmente generando così un aumento esponenziale dei contenziosi con l’Agenzia delle Entrate. Più che di una semplificazione sembra un colpo di grazia. Viene ancora spontaneo domandarsi- conclude- se in concreto l’Agenzia delle Entrate possiede già le risorse sia tecnologiche che umane per attuare correttamente tale proposta, e quanto costerebbe l’eventuale adeguamento. Ben venga la riforma fiscale, basata però su veri principi di equità e non di assoluto controllo della vita del contribuente; in presenza di uno Stato efficiente e competente, e soprattutto in assenza di abusi da parte dello stesso”.


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