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Roma, gli occupanti di viale Caravaggio: “Resisteremo con ogni mezzo”

Aspettano una risposta i circa 400 occupanti di Tor Marancia tra cui si contano almeno 80 minori. Articolo di Serena Danese, video di Francesco Cufino

Pubblicato:27-08-2019 17:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:38
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ROMA – “La nostra battaglia va avanti e continuerà finché non ci sarà un epilogo felice per la nostra occupazione e per tutte le occupazioni. Gli abitanti del Caravaggio non sono dei parassiti ma sono dei lavoratori e delle lavoratrici, sono sfruttati, nonostante i loro sforzi non riescono a pagarsi l’affitto”. Lo ha detto Anna, occupante dal 2013 dello stabile in viale del Caravaggio 105/107, a Tor Marancia e punto di riferimento organizzativo per i tanti che vivono con lei.

A luglio la prefettura di Roma ha stilato una lista contenente 25 immobili da sgomberare a partire dalla primavera del 2020. In cima all’elenco, però, vi sono due nomi che si vuole liberare in via prioritaria, entro la fine dell’estate, lo stabile di via Antonio Tempesta 262, nel quartiere di Torpignattara, e quello in viale del Caravaggio.

La decisione è stata approvata dal Prefetto di Roma in seguito all’attuazione del ‘decreto sicurezza’, ma con l’attuale crisi di Governo la situazione potrebbe mutare. Aspettano una risposta circa 400 occupanti di Tor Marancia tra cui si contano almeno 80 minori. Quelle stesse persone che nel lontano 2013 decisero di entrare nei due palazzi di proprietà della famiglia Armellini e di renderli la loro abitazione.


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All’interno della struttura occupata c’è grande organizzazione, turni delle pulizie decisi settimanalmente, pranzi solidali consumati tutti insieme, ognuno prova ad aiutare come può. Persone diverse, proveniente da varie parti dell’Italia, del Perù, del Marocco, dell’est Europa, ma tutti compatti soprattutto nella loro resistenza.

“Parlo a nome delle occupanti e degli occupanti di via del Caravaggio e alla luce dell’assenza di soluzioni proposte e dell’imminente operazione di sgombero prevista per i prossimi giorni dichiaro di aver occupato questo stabile. Di averlo occupato per necessità, e di non volerlo lasciare senza la garanzia di un alloggio dignitoso”. Si apre così la ‘dichiarazione di legittima difesa con ogni mezzo necessario‘ letta a gran voce da uno degli storici occupanti di Tor Marancia, mentre tiene per mano il suo piccolo bambino.

Una lettura a volto coperto, nel cuore della conferenza stampa organizzata alle porte dell’immobile in viale del Caravaggio. Gli occupati si sono ispirati alla celebre serie tv spagnola ‘La Casa di carta’ per chiedere alle istituzioni un intervento a tutela della loro esperienza, indossando le maschere di Salvador Dalì.

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“La Sacrosanta necessità di avere un tetto sulla testa e di vivere in comunità solidali ha prodotto esperienze come questa e in nessun modo possono essere cancellata manu militari per restituire un bene ad un solo multiproprietartio e negarlo a 127 nuclei familiari. La legittima difesa sarà caratterizzata da una resistenza attiva con ogni mezzo necessario a far desistere coloro che si prenderanno la responsabilità di produrre questa follia per le strade di Tor Marancia”.

Gli occupanti si dichiarano quindi pronti ad un ipotetico attacco da parte delle Forze dell’ordine, lotteranno per salvaguardare quello che è il diritto alla casa.

Dietro il grande cancello verde che delimita l’ingresso all’occupazione sono stati raggruppati numerosi vecchi mobili, pneumatici, reti e materassi, oggetti ingombranti, tutto ciò che potrà servire a bloccare presenze indesiderate.

È tanta, inoltre, la solidarietà tra gli occupanti della capitale: alla conferenza stampa hanno partecipato infatti anche persone dello stabile di Antonio Tempesta, di via Tiburtina, di Casale di Merode, del Porto Fluviale, di Battistini e di Cardinal Capranica: “Siamo qui per portare solidarietà e sostegno ai nostri compagni, non li lasceremo soli”.

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Presente oggi anche il papà di Rayen, il bambino divenuto simbolo dello sgombero di Primavalle, fotografato mentre portava in salvo i suoi libri. Lui e la sua famiglia, insieme ad alcuni degli ex occupanti di Cardinal Capranica sono stati spostati provvisoriamente in centri d’accoglienza: “Abitiamo a 40 km dalla scuola di mio figlio, come dobbiamo fare a settembre? Viviamo in una piccola stanza. Dobbiamo mangiare quello che comandano loro e io ho una figlia di un anno che ha bisogno di cibo adeguato. Spero che a tutti loro non capiti quello che abbiamo vissuto noi”.

Ma c’è ancora la speranza di trovare una soluzione pacifica. Ieri si è svolto in Campidoglio un tavolo tecnico a cui hanno partecipato esponenti del mondo politico, occupanti, rappresentanti dei sindacati e dei movimenti per il diritto all’abitare.

“Ieri non è stata presa posizione da parte del Comune di Roma, di conseguenza dovremo aspettare giovedì per avere delle risposte concrete“, ha commentato una attivista del coordinamento cittadino lotta per la casa. È stato infatti spostato di due giorni l’incontro previsto per oggi presso la prefettura per trovare una soluzione definitiva all’occupazione.

“Una situazione insostenibile in quanto dopo tre anni di amministrazione non si è stati in grado di pianificare delle politiche abitative strutturali, cosa che noi chiediamo da tempo. Ed è per questo che bisogna fermare gli sgomberi data la crisi di governo che rende carta straccia il decreto sicurezza e questa lista dei 23 immobili, e ricominciare e ripartire affinché ci sia una mappatura degli immobili sfitti e abbandonati”.

Si aspetta quindi con ansia il 29 agosto, giorno in cui sempre davanti lo stabile occupato in viale Caravaggio è stata organizzata per le 17.30 una nuova conferenza stampa, non solo per gli occupanti ma per tutti i cittadini chiamati a raccolta. “Io mi aspetto uno scatto di dignità da parte dell’amministrazione capitolina, spero che il comune possa bloccare questi sgomberi”, ha concluso l’attivista.

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